Arrotolata, sotto sale,
dolce o piccante; considerata per secoli come un cibo povero, l’alice
conosciuta anche come acciuga e con tante altre varianti dialettali, è
diventata un alimento irrinunciabile delle cucine di tutto il mondo. E’ un
piccolo pesce che nasconde una grande storia e una varietà di usi che si sono
delineati nel corso dei secoli.
Irene Rizzoli, Product
Development Manager di Delicius Spa, leader del settore per la produzione,
commercializzazione e conservazione di questo prezioso pesce, ne racconta la
storia con tutte le curiosità che vi ruotano intorno. Il lettore viene trascinato dalla bellezza
delle immagini e dalla intensità inaspettata del racconto di un alimento
presente nei piatti degli uomini fin dall’antico Egitto, una storia che va di pari passo con quella dell’industria
conserviera italiana. L’elegante volume inoltre suggerisce preziose idee su
come degustare e cucinare l’acciuga in modo creativo. E’ infatti completato da
una ricca appendice di ricette alla base dei piatti tipici del patrimonio
gastronomico italiano – dagli antipasti ai primi, dai secondi alle torte
salate– che valorizzano il gusto e la versatilità dell’acciuga. Protagonista presso gli antichi Greci e
Romani – con il garum, il celebre condimento - e cibo consigliato durante i
giorni bui del Concilio di Trento, con il passare del tempo l’acciuga si è
imposta anche nelle corti nobiliari perché nessuno poteva sottrarsi al suo
sapore delizioso.
La storia di questo
pesce nasconde un percorso fatto di passione, di duro lavoro e di creatività
(dalla pesca alla salatura, dalla conservazione all’inscatolamento) e si
inserisce in un’epoca di grande fermento imprenditoriale, caratterizzato anche
dall’evoluzione del design industriale che il libro di Irene Rizzoli delinea con
dovizia di particolari. Il volume
prezioso, elegante, con le foto di Stefania Giorgi e l’introduzione di
Gioacchino Bonsignore, è scandito da racconti e da documentazioni, arricchito
dalla storia famigliare dell’autrice che a partire dal 1892 ha contribuito a
creare un vero e proprio distretto parmense delle conserve, in particolare di
quelle ittiche, distretto che rappresenta una delle eccellenze italiane nel
mondo.
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