New York. Daria si
trasferisce in un loft a Soho. È alla soglia dei cinquant'anni, è sola, ma ad
accompagnarla ci sono i suoi sogni, una grande voglia di vivere, l'energia che
conferisce la prospettiva di un nuovo inizio. Cambio di scenario: Tubac, una
casa affacciata sul deserto dell'Arizona. Daria va a trovare l'anziana mamma e
deve affrontare una notizia inaspettata. La madre ha un tumore, ma non vuole
farsi operare e rifiuta le cure. È la cruda realtà contro la quale si
infrangono i sogni di Daria: niente più New York, niente gallerie cui mostrare
il suo lavoro di scultrice, accantonata la speranza di ricostruirsi una vita
affettiva. In questo intenso romanzo in forma di diario e ispirato alla propria
esperienza personale, Romina Power si confronta con la malattia e il dolore. Lo
fa con grande delicatezza, con lievità addirittura, alternando diversi registri
narrativi. Daria rivive il ricordo struggente di una madre che era stata
bellissima e irraggiungibile, e che ora è devastata dal male; ne accetta senza
falsi pudori l'inarrestabile decadimento fisico; infine trova la forza per
astrarsi dalla drammaticità del presente grazie alla sua pratica spirituale e a
una buona dose di ironia. La fine è ineluttabile, Daria lo sa, ma lo scorrere
lento dei giorni la aiuta a riconciliarsi con il passato e dà un nuovo
significato al loro rapporto. E quando si presenta la morte, è pronta ad
accoglierla, quasi ricevesse un mazzo di rose.
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