In
tutta onestà e con tutta la franchezza che è possibile dimostrare in questi
casi, affermiamo prima di cominciare a dirne che "Mi piace il bar",
l'ultima opera pubblicata in ordine temporale dallo scrittore milanese, nonché
"supereroe", Pinketts, fa venir voglia di bere; ma, quindi, detto
ciò, sgomberiamo il campo da ogni equivoco, perché abbiamo seguito uno dei
consigli raccolto fra i tanti disseminati un po' qua e un po' là nell'opera:
abbiamo scritto questa righe in stato di sobrietà (neppure brilli: e non
sappiamo a questo punto quanto in verità la scelta piacerà pienamente allo
scrittore e giornalista). Questo libro è un omaggio alla vita vissuata a pieno.
Luoghi, letteratura, incontri. Tra breve autobiografia, sentimentale assai va
detto, e romanzo breve. Si legge in pochissimo. Ed è un lunghissimo,
interminabile calembour. Ché Pinketts scherza infinitamente con la lingua
italiana. Rispettandola in tutta la sua importanza, tra l'altro. E lo si
comprende da subito, ovvero dalla sintetica presentazione del testo, buona a
creare il primissimo gioco di parole. Dove per spiegare l'orgine del termine
"bar", per dire, lo scrittore spiega ironicamente ma non troppo e
prendendosi per fino in giro ma con tanta attenzione: "In realtà l'unica
fonte a cui abbeverarsi è la mia. B. A. R. significa Bevitore Alcolici Regali,
perché il bar è un regno, un reame, benvenuti nella mia corte". Quindi
Andrea Pinketts, cartina dei "bar" che conosce e ha conosciuto alla
mano, oramai personaggio oltre che personalità a dir poco versatile delle
lettere italiote, propone la sua 'visione' degli anni Ottanta, Novanta e
ZeroZero. Da quando, cioé, frequentava un liceo - dal quale tra l'altro fu
cacciato - a quando fa conoscenza, quasi in contemporanea, con modelle
americane e "malavita". Più appunto la descrizione un po' più
precisa, e riportata con toni quasi d'affetto sincero e puro, dei locali che ha
scelto e viaggio per bere, approcciare, leggere, scrivere. Bar che sono stati e
sono sempre la seconda, se non proprio prima casa dello scrittore Andrea G.
Pinketts. Ma l'autore mai, almeno, ambienterebbe un intero romanzo in un bar.
Con passaggi orizzontali e verticali in diverse delle sue opere letterarie più
importanti per questo racconto ma con entrate e uscite anche fa vicende legate
alla sua attività di giornalista-investigatore. Fino al passaggio dedicato al
London di "John Barleycorn": qui rileggendo e poi 'correggendo' la
sua prefazione all'edizione UTET del 2008, ma come sappiamo esiste anche la più
recente edizione del testo, datata 2010, edita da Mattioli 1885 ("John
Barleycorn. Memorie alcoliche"), curata da Davide Sapienza - che dello
stesso autore ha lavorato pure ad altro. Non prima d'aver descritto quando
decise di far l'esperienza della partecipazione ad appuntamenti della Alcolisti
Anonimi. Il supereroe ha dato un'altra prova dei suoi superpoteri.
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