Quando
le disgressioni fanno la trama. Non siamo in grado di dire se, come al
contrario è voglioso di fare La Porta (diciamo riferendoci a un passaggio d'una
sua recensione di qualche giorno fa), con lo 'stile' di "Le attenuanti
sentimentali", ultima opera del provocatorio quanto o perché intransigente
Antonio Pascale, l'autore d'origini casertane indicherà una prospettiva,
spiegherà davvero una direzione alla nostra lettratura; ma di certo siam capaci
di sostenere che Le attenuanti è un libro importantissimo, e lo è almeno come
soprattutto per quante e quanti da anni sono soggiogati dalla superficialità.
Tanto da aver dimenticato che il cosiddetto tarlo del dubbio, la gioia non
felice dell'esser irrequieti perché sempre assillati dal fatto di non aver
completamente ragione: è il vero motore che porta a conoscere sempre di più e,
soprattutto, meglio. Allora, per non far torto allo scrittore (facendo magari
finta di copiare la sua estrosità), partiamo dal personaggio. Dove la
marionetta dataci da Pascale è tutt'altro che un pezzo da teatro. Ché il libro,
diciamo intanto, è parecchio calato nelle acque salate dell'autobiografia;
insomma il progatonista Antonio Pascale, soggetto attivo - nella maggior parte
dei casi - e passivo, poche volte, delle vicende e nonostante quel che sembri è
uno scrittore senza trama. Che quindi decide di metter in crisi la sua insonnia
viaggiando nella capitale, di notte e di giorno, in bici. E praticamente da qui
nasce l'idea. "Farò -, dice all'amica produttrice Paola, Antonio - un
documentario su documentario sui sentimenti, che tu ovviamente produrrai".
Tra le rovine delle certezze dei radical-chic e le rovinate incertezze,
mascherate da sicurezza assoluta, dei Biologici a tutti-i-costi. Tra dialoghi
esistenziali con un ex-fidanzata adesso pittrice e con la reale esistenza d'una
regista di film pornografici che Pascale vorrebbe sperimentare. Con immersioni,
ed ecco che siamo alle vere divagazioni che faranno non da contraltare
all'avventura delle pagine ma da trama del testo, nelle terre difficili di
psicologia, biologia evolutiva... Quando sono innanzitutto le domande a
chiedere spazio. Perché il disordine delle risposte, comunque perfette,
argomentate e puntuali, sempre, manifesta la fallacità dell'uomo. Dicendo che
donne e uomini, quando si presentano in veste d'intellettuali, cioé quando danno
parole e pensieri al senso comune e/o cercano di modellarlo, cambiarlo,
re-inventarlo, inventarlo, dovrebbero come prima cosa porsi domande e cercare
risposte. Altrimenti cosa rimarrà ai figli? Che ne avranno domani Marianna e
Brando? L'irrequieto Antonio, anche quando non provoca non si lascia abbattere
dalle varie maggioranze. A rischio di diventare noioso e perfino, in certi
momenti, antipatico. Tipo nel riflettere sugli inceneritori oppure giustificare
la logica, in un certo senso, dell'adulterio. Ma lo scrittore continua a
insistere. Nel dirci che sempre ovunque e comunque si deve vivere per la
verità. Nel caso contrario definirsi progressisti, tanto per cominciare, rimane
la menzogna più grande. Questo alla fine è il romanzo irrequieto sulla sicura falsità
di noi conformisti.
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