Al secolo Giulio
Tavernari, Stefano Terra, pseudonimo preso in parte dall'elemento assoluto,
ovvero “terrestre” - della 'terra' in quanto tale -, trotzkista quando i
trotzkisti erano largamente perseguitati persino a sinistra e anti-titino
quando il 'titismo' era una bandiera perfino della sinistra che purgava i non
dogmatici ai propri culti, è stato uno scrittore e, innanzitutto, un reporter
irregolare; ché tra l’alcol e le sigarette ha posizionato la visione (sua) del
mondo: trovando in ogni angolo di mondo, sia detto, luoghi, sempre naturali,
umani o non umani quindi, con la propria infedeltà alla certezze purificanti di
dogmi e principi idealistici. Dunque il suo nome andrebbe riconsiderato. Se
oggi ci fosse onestà, nel mercato editoriale. Ma il business non accetta
compromessi con la verità. Allora diciamo che quel Terra blandamente accostato
all’indomabile altro avventuriero, seppur di tempra, per scelte, molto diversa,
Alberto Ongaro, fu una delle interpreti letterari che seppe decodificare, in
maniera perfettamente controcorrente, i tempi che viveva. Facendo della sua
biografia appendice e tema vitale dei suoi romanzi. A buon conto, allora, il
meritevole Massimo Novelli, figlio del Novelli giornalista di quella Stampa che
fu pure di Terra, annovera Tavernari nella “grande armata dei dispersi e
visionari”. Ma realizzando un lavoro impeccabile. In quanto frutto d’una
dedizione assoluta e, a tratti, estrema, alla causa. Quella di riconoscere, ché
il tempo non è utile non è mai finito, tutti i meriti di Giulio Tavernari. Quel
Terra che davvero poco riuscì a resistere nella redazione del Politecnico
d’Elio Vittorini, ma che di contro lungamente fece resistenza pura sostenendo
l’antifascismo militante, con la pratica, e quello colto con giornali e
pubblicazioni tenuti in considerazione in Giustizia e Libertà, che fu pure
“editore” ecc., oltre chiaramente. A moltissimo altro ancora. Vastamente
apprezzato dalla critica (Bo, Pampaloni, Falqui per fare solamente qualche
nome) Terra in Italia pubblicò presso Mondadori, Einaudi, Bompiani e Rizzoli.
Uomo del Levante, ma non alla stregua del pacifista Terzani in quanto più
battagliero sul campo, nel senso proprio di combattente, già prima con le vesti
imposte di tenente italiano ovviamente poi Disertore, innamoratissimo della
Grecia, tanto che le sue spoglie là giù rivivono, la biografia di Terra per
prima cosa racconta appunto l’avversione, seppur diciamo da sinistra, al regime
di Tito come, chiaramente, l’opposizione dura pura e frontale alla “dittatura
dei colonnelli” delle sponde del Peloponneso. Il poeta Stefano Terra menziona
in forma lirica, si da il caso, incontri e amicizie, certezze d’opposizione e
regola di vita intransigente e finemente battagliera. E Novelli sceglie di
scovare, per riportare in vita Terra, persone e luoghi. Quel passato che mai
dovrebbe passare. Usando dialoghi con chi ha conosciuto meglio lo scrittore, in
primis la sua ultima moglie, e, naturalmente, le righe di narrativa e poesia
dello scrittore. Ci sarebbe davvero troppo da dire. Epperò non è concepibile
che romanzi dal titolo, per dire, “Albergo Minerva” e “Alessandria” e “Le porte
di ferro”, risultino oggi introvabili. Il cancro uccise Giulio Tavernari.
L’irriconoscenza della spietata e perduta Italia ha ammazzato lo scrittore
Stefano Terra.
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