venerdì 11 settembre 2015

HOPE. Una speranza per il Parkinson di Hal Newsom. Con prefazione di Enrico Montanari .Uscita prevista per il 24 settembre 2015 (Mattioli 1885)



"L’autore partendo dalle quattro lettere della parola HOPE (speranza in italiano) delinea quattro concetti chiave: HELP, aiuto; OPTIMISM ottimismo; PHYSICIAN, aspetto medico; EXERCISE, esercizio. I racconti di Hal Newson su questi punti sono forti e sinceri e aiutano alla comprensione del suo messaggio. È un vero piacere che questo testo vengo ora tradotto e possa esser e letto anche in Italia perché arricchisce il patrimonio culturale di conoscenza rivolto non solo alla malattia in sé, ma alle persone che vivono ogni giorno la malattia".

Enrico Montanari - Direttore della Unità Operativa Complessa di Neurologia dell’Ospedale di Fidenza

Hal Newsom si è ritirato dal mondo della pubblicità all’età di 60 anni, dopo 35 anni trascorsi a scrivere pubblicità televisive, inserzioni su giornali e spot radiofonici. Ha sempre condotto una vita attiva dal punto di vista fisico, fra sport agonistici e attività all’aperto. A 66 anni gli è stato diagnosticato il morbo di Parkinson. Sebbene rallentato dal Parkinson, non ha permesso alla malattia di intaccare il suo entusiasmo per la vita. Oggi fa escursioni sulle montagne di Washington (non alla stessa altitudine di prima), discesa libera (tranne le gobbe di cammello), jogging (a passo di lumaca) e va in bici per le vie di Seattle (non a forte velocità). Condivide le sue esperienze e opinioni con la speranza che queste possano aiutare a dare chiarimenti e infondere coraggio ad altre persone che si sono identificate in questo libro come Persone con il Parkinson. Hal definisce le Persone con il Parkinson come individui che hanno trovato il modo di vivere ogni giorno al meglio. Non gli piace il termine ‘pazienti con il Parkinson’ perché implica che siano in attesa di trattamenti e assistenza da parte di qualcun altro. Le Persone con il Parkinson hanno il potere di incidere sulla propria qualità di vita. Possono aver avuto delle difficoltà fisiche ma non permettono che queste diventino pesi insostenibili. Sono piene di vitalità, compassionevoli, esseri umani mentalmente attivi che stanno cambiando il modo in cui la società vede il morbo di Parkinson.

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