«Si pensa alle cose che
ci fanno male con lo stesso gusto con cui si ripensa ai piaceri, quel giorno,
quella volta. Ci si pensa continuamente, non si riesce a evitare»
Una giovane donna
inquieta diventa l'amante di un uomo potente: medico stimato, ricco, impegnato
in politica. È la fine degli anni Ottanta e la loro relazione, incentrata su
una sessualità ossessiva, talvolta brutale, non manca di dare scandalo in una
piccola città in cui i ruoli sono già fissati da sempre, senza nessuna
possibilità di riscatto. Dopo che l'uomo si dà alla latitanza per aver curato
una brigatista, la donna si rintana in una casa di campagna, da cui esce molto
di rado e quasi solo entro il perimetro del suo giardino, sentendo gli altri
come presenze minacciose e la figlia stessa come un'estranea. Da questa
reclusione volontaria si leva una voce che racconta attraverso continui
andirivieni temporali: a tratti incoerentemente e sfiorando il delirio, a
tratti in forma nitida, come rivolgendosi a uno psicologo o imitandone il gergo
professionale, nello sforzo di dare un ordine e un senso al tutto. Finché in
un'altra donna, riservata fino al mistero e alla quale affitterà una stanza,
troverà il più improbabile dei rispecchiamenti.
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