Con la meravigliosa
capacità di coniare termini, propria della lingua inglese, Natasha Fennel e
Roìsìn Ingle (il corrispettivo di Elasti irlandese) hanno inventato
"daughterhood", “figlialità” ovvero la condizione che accomuna le
figlie femmine nel rapporto con le proprie madri. Scoprirsi figlia è il
contraltare perfetto dei numerosi volumi che parlano di maternità: una mancanza
che doveva essere colmata. La valanga di email di risposta all’annuncio sul
giornale che le autrici hanno lanciato (“Se sei una donna e ti piacerebbe
migliorare il tuo rapporto con tua madre prima che sia troppo tardi, allora
manda una e-mail a…”) conferma immediatamente che il loro desiderio sia comune
a tantissime donne adulte. Nasce così il Club delle figlie, ovvero un gruppo di
donne che intende confrontarsi sul rapporto con la propria (ormai attempata)
genitrice, scambiare storie relative ai propri vissuti e riflettere insieme su
cosa sia migliorabile, proprio in questa relazione così intima e duratura. Un
nucleo compatto si ritrova per sei mesi con l’impegno di "vuotare il
sacco" rispetto alle problematicità della propria situazione. A metà tra
un gruppo di lettura e un gruppo di auto aiuto, queste “donne fatte” si “scoprono
figlia” in modi differenti. Ci sono Maeve: la Figlia Impegnata, Sophie: la
Figlia della pazzia; Lily la figlia del Narcisismo; Cathy: la Figlia che
Diventa Come Sua Madre; Grace: la Figlia in Lutto Anticipato. Le due autrici
stesse si indagano e scoprono di essere la figlia Dipendente (Roìsìn) e la
figlia Devota (Natasha). Si unisce in un secondo momento anche Anna: la Figlia
Riluttante. Infine colpo di scena: la trascrittrice dei dialoghi del “club” si
unisce ad esso, dopo aver “involontariamente” ascoltato tutti gli incontri. Si
chiama Debbie ed è la figlia Deludente. Le storie che emergono non sono facili.
Ma è proprio per questo che consentono alla lettrice di identificarsi e
approfondire il rapporto con la propria madre e trovare i propri “Motherwork”,
ovvero i compiti per mamma. Scopriamo che non esistono rapporti madre figlia
“normali” e che ogni situazione presenta delle proprie problematicità che però
hanno in comune la possibilità di essere capite, e forse migliorate, con
l’autoanalisi. La solidarietà femminile, che consente di estraniarsi dal
rapporto in sé, per divenire nuovamente figlia in una versione migliore è forse
il vero trucco che Natasha e Roìsìn insegnano con questo volume. L’intensità
del Club delle figlie continua oggi tramite il blog di riferimento e lancia una
sfida all’Italia: oltre che essere mammone siamo (o saremo) anche in grado di
essere delle figlie all’altezza? Questo libro è un’occasione per riflettere
utile e dilettevole per tutte le donne.
Natasha Fennell dirige
un’importante agenzia di consulenza in comunicazione, la Stillwater
Communications, a Dublino. Esperta in comunicazione, coaching, pubbliche
relazioni e training, collabora con molti programmi televisivi e radiofonici
del canale nazionale rté. È ritenuta la maggiore esperta di “confidenze” in
Irlanda, ed è una grande appassionata di cucina.
Róisín Ingle è editor e
caporedattrice delle pagine di attualità dell’Irish Times. Sul Magazine
settimanale del quotidiano tiene ogni sabato una seguitissima rubrica. Vive a
Dublino con il compagno e due gemelline di sei anni.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.