Pochi anni dopo
l’improvviso e planetario successo del suo romanzo di esordio, Il laureato,
Charles Webb ci racconta la storia di un tenero e sensibile pittore di
provincia, sballottato fra una vicina di casa che tenta di togliersi la vita e
una coppia di galleristi che pretende di trasformarlo in una star. Narrato in
prima persona con uno stile coinvolgente e raffinato, la vicenda si snoda
attraverso periodi di lavoro frenetico (elaborati quadri che rappresentano solo
arance, perlopiù ammuffite) alternati a quello che il narratore definisce
‘Grande Slam’, una colossale sbronza che si protrae per periodi indefiniti e
che determina anche la sua relazione col sesso e con la sfera affettiva. E,
sorpresa, la magia di Mrs Robinson si ripete anche qui: gli stessi dialoghi
asciutti e cinematografici, lo stesso senso di smarrimento di fronte a un mondo
di plastica.
Charles Webb (1939), statunitense, è autore di
otto romanzi, convive con la ex-moglie e pittrice Fred, da cui ha divorziato
senza separarsi, per protesta contro le leggi sul matrimonio. Non ha guadagnato
quasi nulla dai proventi del suo bestseller planetario, Il laureato, e ciò che
ha guadagnato lo ha regalato, come dice lui, “non per qualche ideale
francescano, ma perché non sopportavamo di avere bagagli”. Ha vissuto in
baracche, campi nudisti, roulotte, rifugi per poveri. Oltre all’opera più
celebre, Il laureato, da cui è stato tratto un film per la regia di Mike
Nichols con la celebre interpretazione di un giovane Dustin Hoffman, e a questo
Booze, ha scritto altri piccoli capolavori come Love, Roger e New Cardiff da
cui è stato tratto il film Hope Springs con Colin Firth.
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