«Noi eravamo lì per un
miracolo, per un'assoluzione laica per le nostre follie e i nostri amori… Noi
eravamo lì per non dover più piangere per i nostri cari, per non suicidarci,
per riprendere a mangiare…» A scrivere è Stefano Dionisi, che una notte in Estremadura,
dove sta girando un film, perde la drammatica battaglia con i fantasmi che da
tempo lo cingono d'assedio. L'inevitabile ricovero coatto in una struttura
psichiatrica diventa così la prima stazione di un tormentato viaggio nella
malattia mentale, sia dentro di sé sia dentro le cliniche pubbliche e private,
dove ogni giornata è identica alla precedente, scandita dalle visite del Prof e
dei suoi assistenti Tacchi a Spillo e Sbrano, dal cigolio delle ruote del
carrello con i pasti sottovuoto e di quello con la «terapia», dai fugaci
incontri con i familiari e con gli altri pazienti, e da ore e ore passate
sdraiati sul letto o in piedi davanti a una finestra ermeticamente chiusa,
nell'ansiosa attesa di «un treno che è sempre in ritardo». Nelle stanze, nei
saloni e nei corridoi illuminati giorno e notte dalla fredda luce dei neon si
muovono Ciuf Ciuf, il Conte, il Pilota, il Toscano e molti altri uomini e donne
fragili, bisognosi, ciascuno con la propria angoscia, ma tutti disperatamente
aggrappati a ciò che resta della loro identità e a ogni minimo spazio di
libertà. Per continuare a nutrire e a manifestare, in condizioni estreme e
contro il regolamento, sentimenti di amicizia, affetto, tenerezza e un
insopprimibile desiderio di amore. Mentre fra urla, sussurri e lunghi silenzi
si combatte con ogni mezzo (dagli psicofarmaci alla psicoterapia,
all'elettroshock) la lotta mortale contro il male interiore. Qualche volta
perdendola. Stefano sa che per guarire deve accettare di vivere in questo
«mondo a parte», nascosto agli occhi della cosiddetta «normalità», e lo fa con
animo aperto, solidale, a volte vulnerabile, e con lucida determinazione. Il
suo sguardo, mai rassegnato o indifferente, coglie con delicatezza ogni barlume
e gesto di vera umanità, e trafigge con ironia i piccoli e grandi abusi di
potere, le meschinità e gli inganni di medici, infermieri e pazienti. Intanto,
fra un ricovero e l'altro, cerca in tutti i modi di recuperare un rapporto con
il padre da cui è stato abbandonato troppo presto, per ritrovarlo,
faticosamente e dolorosamente, appena prima del distacco definitivo. Ed è
proprio nella rinuncia a un impossibile risarcimento affettivo e nella capacità
di provare pietà e persino amore per lui che il percorso di guarigione conosce
una svolta, rendendo possibile la conciliazione delle forze discordanti che
hanno lacerato la psiche del protagonista di questo straordinario e toccante
racconto dall'inferno della follia.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.