In questa storia tutto
inizia coi pidocchi. Per noi, oggi, questi animali sono solo insetti
fastidiosi, per quanto rivoltanti, ma per l'umanità intera, fino a poco tempo
fa, "pidocchio" significava "tifo", e tifo significava
morte certa, soprattutto per la gente povera ammassata nei quartieri più luridi
delle città e per i soldati nelle trincee. Gli eserciti europei erano alla
disperata ricerca di un vaccino, dal momento che il tifo aveva decimato le
truppe di tutte le nazioni durante la Prima guerra mondiale e si voleva
impedire un'altra disastrosa epidemia in vista di un nuovo conflitto. Che, come
sappiamo, giunse puntuale nel 1939. Il laboratorio più avanzato sul tifo era
quello di Rudolf Weigl, un brillante ed eccentrico professore polacco di
Leopoli. Il suo vaccino aveva ottenuto grandi consensi negli anni venti, e
quando i nazisti occuparono la città si interessarono immediatamente a quel
laboratorio miracoloso, pressati com'erano da nuove epidemie di tifo tra le
truppe del fronte orientale. Il laboratorio di Leopoli divenne così un luogo
privilegiato, e Weigl decise di approfittarne, ospitando intellettuali e
oppositori del regime, e riuscendo a far pervenire di nascosto il suo vaccino ai
ghetti ebraici, rifilando nel frattempo alla Wehrmacht una versione indebolita
e inefficace del siero.
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