venerdì 16 ottobre 2015

DAMON ALBARN ospite a Deejay Chiama Italia

10 scoperte nate per caso (parte seconda)

IL GRANDE SLAM DI CHARLES WEBB con la traduzione di Nicola Manuppelli e la prefazione Enrico Montanari (Mattioli 1885). In uscita il 5 novembre























Pochi anni dopo l’improvviso e planetario successo del suo romanzo di esordio, Il laureato, Charles Webb ci racconta la storia di un tenero e sensibile pittore di provincia, sballottato fra una vicina di casa che tenta di togliersi la vita e una coppia di galleristi che pretende di trasformarlo in una star. Narrato in prima persona con uno stile coinvolgente e raffinato, la vicenda si snoda attraverso periodi di lavoro frenetico (elaborati quadri che rappresentano solo arance, perlopiù ammuffite) alternati a quello che il narratore definisce ‘Grande Slam’, una colossale sbronza che si protrae per periodi indefiniti e che determina anche la sua relazione col sesso e con la sfera affettiva. E, sorpresa, la magia di Mrs Robinson si ripete anche qui: gli stessi dialoghi asciutti e cinematografici, lo stesso senso di smarrimento di fronte a un mondo di plastica.

Charles Webb (1939), statunitense, è autore di otto romanzi, convive con la ex-moglie e pittrice Fred, da cui ha divorziato senza separarsi, per protesta contro le leggi sul matrimonio. Non ha guadagnato quasi nulla dai proventi del suo bestseller planetario, Il laureato, e ciò che ha guadagnato lo ha regalato, come dice lui, “non per qualche ideale francescano, ma perché non sopportavamo di avere bagagli”. Ha vissuto in baracche, campi nudisti, roulotte, rifugi per poveri. Oltre all’opera più celebre, Il laureato, da cui è stato tratto un film per la regia di Mike Nichols con la celebre interpretazione di un giovane Dustin Hoffman, e a questo Booze, ha scritto altri piccoli capolavori come Love, Roger e New Cardiff da cui è stato tratto il film Hope Springs con Colin Firth.

Men in Arms. Una storia sociale della guerra di Richard A. Preston e Sydney F. Wise (Odoya) in libreria il 5 novembre 2015
























“Questo libro si propone di stabilire una relazione fra la storia della guerra e la storia della società in Occidente e di individuare gli effetti dell’una sull’altra e viceversa.”
Tranne pochissime eccezioni, i libri in cui si raccontano le vicende dei popoli presentano i fatti bellici come fratture, interruzioni, parentesi nel corso della storia. Anche nelle opere che analizzano minuziosamente origini, svolgimento e conseguenze delle guerre, quando i giovani diventano uomini in armi e le officine non producono più aratri ma spade e bocche da fuoco sembra che inizi un intermezzo che si svolge fuori dal consueto scenario sociale, tra le quinte della storia. Men in Arms riporta invece gli eserciti nella storia, studiando la guerra come un fatto sociale condizionato dall’evoluzione economica, culturale e tecnologica, e che a sua volta condiziona il seguito di tale evoluzione. Le “parentesi” belliche sono esaminate e valutate, attraverso le diverse epoche, all’interno delle strutture della società in cui si sono sviluppate; e l’arte militare non è considerata come qualcosa di autonomo rispetto alla globalità del processo storico, ma costantemente ricollegata – per i suoi presupposti tecnici, per le concezioni strategiche, per l’uso delle masse umane – alle condizioni materiali di esistenza in un determinato luogo e tempo, all’organizzazione del lavoro, alle idee prevalenti, ai rapporti fra corpi sociali, e agli effetti che ha avuto sull’evoluzione “civile” della collettività. La guerra cessa di essere un compartimento stagno e rientra nel circolo della storia integrale della società. Opera di grande respiro, densa di fatti, nozioni e squarci rivelanti, questo libro ripercorre tutte le vicende belliche dell’Occidente lungo un vastissimo arco storico che va dal conflitto fra Atene e Sparta al confronto fra le grandi potenze del XX secolo giocato nei laboratori atomici.

Richard A. Preston è stato uno dei maggiori studiosi di storia militare, presidente della Canadian Historical Society, professore alla Duke University dopo aver insegnato alla Toronto University e allo University College di Cardiff.

Sydney F. Wise ha insegnato storia al Royal Military College e alla Queen’s University dell’Ontario. è stato direttore della Sezione storica delle forze armate canadesi.

Top 10 Adventure Anime Series

Top 10 Internet Milestones

Top 10 YouTube Channels That Turned Into A Business - TopX Ep. 48

giovedì 15 ottobre 2015

La Grande Scommessa Trailer Italiano (2016) - Brad Pitt, Christian Bale ...

Cella di Gilda Policastro (Marsilio)
























«Si pensa alle cose che ci fanno male con lo stesso gusto con cui si ripensa ai piaceri, quel giorno, quella volta. Ci si pensa continuamente, non si riesce a evitare»

Una giovane donna inquieta diventa l'amante di un uomo potente: medico stimato, ricco, impegnato in politica. È la fine degli anni Ottanta e la loro relazione, incentrata su una sessualità ossessiva, talvolta brutale, non manca di dare scandalo in una piccola città in cui i ruoli sono già fissati da sempre, senza nessuna possibilità di riscatto. Dopo che l'uomo si dà alla latitanza per aver curato una brigatista, la donna si rintana in una casa di campagna, da cui esce molto di rado e quasi solo entro il perimetro del suo giardino, sentendo gli altri come presenze minacciose e la figlia stessa come un'estranea. Da questa reclusione volontaria si leva una voce che racconta attraverso continui andirivieni temporali: a tratti incoerentemente e sfiorando il delirio, a tratti in forma nitida, come rivolgendosi a uno psicologo o imitandone il gergo professionale, nello sforzo di dare un ordine e un senso al tutto. Finché in un'altra donna, riservata fino al mistero e alla quale affitterà una stanza, troverà il più improbabile dei rispecchiamenti.

9 Adam Kadmon - Verità su come i disonesti usano il web per screditare l...

I 5 animali più famosi del web

Top 10 Most Intelligent Animals

Another Top 10 Sexiest Female Villains

mercoledì 14 ottobre 2015

Sopravvisuto - The Martian Clip 'Storm Report' (2015) - Matt Damon [HD]

11 Adam Kadmon - Verità sui danni provocati dal sottrarre sonno agli ess...

Teorie delle ombre di Paolo Maurensig (Adelphi)






















La mattina del 24 marzo 1946 Alexandre Alekhine, detentore del titolo di campione del mondo di scacchi, venne trovato privo di vita nella sua stanza d'albergo, a Estoril. L'esame autoptico certificò che il decesso era avvenuto per asfissia, e che questa era stata provocata da un pezzo di carne conficcatosi nella laringe - escludendo qualsiasi altra ipotesi. La stampa portoghese pubblicò la versione ufficiale, e il caso fu rapidamente archiviato. Da allora, però, sulle cause di quella morte si sono moltiplicati sospetti e illazioni. Qualcuno ha insinuato che le foto del cadavere facevano pensare a una messinscena; qualcun altro si è chiesto come mai Alekhine stesse cenando nella sua stanza indossando un pesante cappotto - senza contare che il defunto aveva un passato di collaborazionista, e che i sovietici lo giudicavano un traditore della patria... Con il fiuto e il passo del narratore di razza, e con la sua profonda conoscenza del mondo degli scacchi ("lo sport più violento che esista", ha detto uno che se ne intendeva, Garri Kasparov), Paolo Maurensig indaga sulla morte di Alekhine cercando di scoprire, come dice Kundera citando Hermann Broch, "ciò che solo il romanzo può scoprire".

Top 10 Best Movie Sets

Another Top 10 Scenarios the Hero Couldn't Have Survived

I 10 luna park abbandonati più spaventosi al mondo

DEE HALLOWEEN

martedì 13 ottobre 2015

12 Adam Kadmon - Verità sul denaro e come liberare i popoli dalla schiavitù

Supervillain Origins: Fin Fang Foom

Top 5 Facts: Getting Jacked On Steroids

Top 10 Power Rangers Outfits

10 complotti mondiali falliti che hanno cambiato la storia

DEEJAY TIME, LA REUNION: ECCO LE PRIME IMMAGINI

Scoprirsi figlia. Gioie, dolori e senso di colpa nelle relazioni madre-figlia di Natasha Fennel e Roìsìn Ingle (Odoya). In libreria il 5 novembre 2015

























Con la meravigliosa capacità di coniare termini, propria della lingua inglese, Natasha Fennel e Roìsìn Ingle (il corrispettivo di Elasti irlandese) hanno inventato "daughterhood", “figlialità” ovvero la condizione che accomuna le figlie femmine nel rapporto con le proprie madri. Scoprirsi figlia è il contraltare perfetto dei numerosi volumi che parlano di maternità: una mancanza che doveva essere colmata. La valanga di email di risposta all’annuncio sul giornale che le autrici hanno lanciato (“Se sei una donna e ti piacerebbe migliorare il tuo rapporto con tua madre prima che sia troppo tardi, allora manda una e-mail a…”) conferma immediatamente che il loro desiderio sia comune a tantissime donne adulte. Nasce così il Club delle figlie, ovvero un gruppo di donne che intende confrontarsi sul rapporto con la propria (ormai attempata) genitrice, scambiare storie relative ai propri vissuti e riflettere insieme su cosa sia migliorabile, proprio in questa relazione così intima e duratura. Un nucleo compatto si ritrova per sei mesi con l’impegno di "vuotare il sacco" rispetto alle problematicità della propria situazione. A metà tra un gruppo di lettura e un gruppo di auto aiuto, queste “donne fatte” si “scoprono figlia” in modi differenti. Ci sono Maeve: la Figlia Impegnata, Sophie: la Figlia della pazzia; Lily la figlia del Narcisismo; Cathy: la Figlia che Diventa Come Sua Madre; Grace: la Figlia in Lutto Anticipato. Le due autrici stesse si indagano e scoprono di essere la figlia Dipendente (Roìsìn) e la figlia Devota (Natasha). Si unisce in un secondo momento anche Anna: la Figlia Riluttante. Infine colpo di scena: la trascrittrice dei dialoghi del “club” si unisce ad esso, dopo aver “involontariamente” ascoltato tutti gli incontri. Si chiama Debbie ed è la figlia Deludente. Le storie che emergono non sono facili. Ma è proprio per questo che consentono alla lettrice di identificarsi e approfondire il rapporto con la propria madre e trovare i propri “Motherwork”, ovvero i compiti per mamma. Scopriamo che non esistono rapporti madre figlia “normali” e che ogni situazione presenta delle proprie problematicità che però hanno in comune la possibilità di essere capite, e forse migliorate, con l’autoanalisi. La solidarietà femminile, che consente di estraniarsi dal rapporto in sé, per divenire nuovamente figlia in una versione migliore è forse il vero trucco che Natasha e Roìsìn insegnano con questo volume. L’intensità del Club delle figlie continua oggi tramite il blog di riferimento e lancia una sfida all’Italia: oltre che essere mammone siamo (o saremo) anche in grado di essere delle figlie all’altezza? Questo libro è un’occasione per riflettere utile e dilettevole per tutte le donne.
Natasha Fennell dirige un’importante agenzia di consulenza in comunicazione, la Stillwater Communications, a Dublino. Esperta in comunicazione, coaching, pubbliche relazioni e training, collabora con molti programmi televisivi e radiofonici del canale nazionale rté. È ritenuta la maggiore esperta di “confidenze” in Irlanda, ed è una grande appassionata di cucina.
Róisín Ingle è editor e caporedattrice delle pagine di attualità dell’Irish Times. Sul Magazine settimanale del quotidiano tiene ogni sabato una seguitissima rubrica. Vive a Dublino con il compagno e due gemelline di sei anni.

ROMA LIBRO DI GIUSEPPE PIGNATARO "CAMBIO DI STRATEGIA"