Tante volte sentiamo,
oppur noi stessi pensiamo, o proviamo a imporci di non farci di dipendenza
d'amore, d'affetti, ma la scrittrice Gilda Policastro, che tra le altre cose è
fra le più critiche e acute firme della critica letteraria italiana, con "Cella"
descrive un'avventura esattamente la prova dell'esistenza di presente
contrario. Una giovane donna diventa l'amante di un uomo potente: medico
stimato, ricco, impegnato infine giustamente in politica. Siamo sul calare
degli anni Ottanta, quando la loro relazione, "incentrata su una
sessualità ossessiva, talvolta brutale, non manca di dare scandalo in una
piccola città in cui i ruoli sono già fissati da sempre, senza nessuna
possibilità di riscatto". Ma il pervertito, perché di questo capiamo trattarsi,
a un certo punto, per aver curato una brigatista in latitanza, lui stesso è
costretto a nascondersi. E a quel punto la donna "si rintana in una casa
di campagna, da cui esce molto di rado e quasi solo entro il perimetro del suo
giardino, sentendo gli altri come presenze minacciose e la figlia stessa come
un'estranea". La sua voce è dunque la voce del carcere volontario. Tanto
che appunto la figlia con il figlio del pervertito, alla protagonista del
romanzo daranno in soprannome di Cella. Lei si confessa. Dalle pagine il memoir
abbiamo. Come se fossero righe destinate a uno psicologo, però. Niente
d'infantile. Al contrario, troviamo il risultato d'una maturazione completa e
totale. Poetessa e scrittrice, al suo terzo romanzo, Policastro prova a
metterci in difficoltà. Anche con righe pure cariche di banali atrocità di
sottomissione fisica e psicologica. Davvero un romanzo "ibrido",
questo. Fatto da descrizioni d'amore assoluto e devozione della donna all'uomo
suo, al suo padrone. Fino a orge e prostituzioni. Dove il dominatore comanda
perfino quando è assente. Cella si mette insomma in un ulteriore isolamento
geografico, come in un eremo. In spazi agresti fratelli del mare di solitudine
mentale già provati dalla donna. In cerca forse di salvezza. Se davvero ne vuole.
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