Masha e l’Orso non è
un’invenzione dei nostri giorni. Gli sceneggiatori del celebre cartone animato
che ha fatto il giro del mondo hanno tratto l’ispirazione da una celeberrima
fiaba della tradizione folkloristica russa. In un unico volume sono qui
raccolte straordinarie fiabe popolari, caratterizzate da una prosa ricca di
formule e rime e dall’uso costante e divertito di proverbi e filastrocche.
Animali, oggetti, bizzarre creature, esseri magici: un universo popolato da
elementi della cultura contadina o provenienti dalle leggende delle diverse
etnie, che hanno regalato al Paese un immaginario fiabesco unico nel suo
genere. E tale ricchezza è stata preziosa fonte di ispirazione per i maggiori
scrittori russi dell’Ottocento: un libro da leggere ai bambini e che piacerà
moltissimo anche agli adulti.
sabato 12 settembre 2015
Ninco Nanco deve morire. Viaggio nella storia e nella musica del Sud di Eugenio Bennato con la prefazione di Pino Aprile (Rubbettino). Intervento di Nunzio Festa
L’ospitata del maestro Eugenio Bennato all’ultima edizione della Festa dell’Arpa di Viggiano, visto che il maestro durante la sua esibizione ha parlato al pubblico similmente a come fa nel suo recentemente pubblicato libro “Ninco Nanco deve morire”, insieme all’ascolto d’alcuni brani di voci e interpreti della musica popolare omaggiata nelle pagine del maestro e portate nel mercato per esempio grazie a piccoli produttori che si chiamano di volta in volta Kurumuny e Lupo, il ricordo di qualche concerto dell’’altro’ maestro, il tricaricese Antonio Infantino, da Bennato citato tra l’altro solamente di sfuggita nel suo libro, e il sorriso di Carmine Donnola, autore di versi incontrati dal maestro e innanzitutto nostra conoscenza da anni, ci permette d’entrare nella pubblicazione con una certa, diciamo senza falsa modestia, dose di “competenza” - in più d’altre volte. Nella prima parte della memoria, che non è una biografia vera e propria ma il resoconto del percorso artistico compiuto fino a questo momento, leggiamo del Bennato che vuole fare chiarezza essenzialmente sulla nascita della canzone, famosissima oramai, “Brigante se more”, cantata e ricantata tanto in momenti di tempo libero tanto in azioni di protesta e simili; perché la “canzone del brigante” è inizialmente una risposta a una domanda di lavoro: Eugenio Bennato aveva il compito di scrivere per uno sceneggiato della Rai (tratto da un’opera dello scrittore Carlo Alianello – altro uomo contro -) una colonna sonora adeguata a descrivere musicalmente ambientazioni che sapevano appunto di brigantaggio e di riscatto sociale. Quindi Eugenio Bennato, prima praticamente d’inventare la Nuova Compagnia di Canto Popolare e poi, ancora col sodale Carlo D’Angiò, Musicanova, scrive di getto Brigante se more; tralasciando il successivo “giallo” legato all’opera, la canzone è importante perché, se pur non tutti possono arrivare a questa conclusione, è il brano che maggiormente spiega tutta l’arte di Bennato. La passione per il Sud e la voglia di contribuire al riscatto sociale del Meridione, l’amore per la musica, quella popolare prima di tutto e per la Storia dei vinti, l’estro di un compositore e interprete da sempre controcorrente. Poi le pagine, prima di fare il documentario scritto della musica popolare del Mezzogiorno attraverso volti e storie dei suoi amanti, da Alfio Antico a Matteo Salvatore, indugia sull’evoluzione che la diffusione di questo nostro genere ha ottenuto nel tempo. Facendo solo un esempio, E. Bennato ricorda che fino agli anni Settanta almeno, nel Salento i cantori, alla stregua di quel che è successo nel Gargano della Carpino degli altri anziani cantori, erano dimenticati dal presente. Fino a quanto nelle strade non hanno cominciato a ballare di nuovo le tammorre. Che per certi versi sono infine scese nel culto consumistico dell’adulazione vippettara. I brani dedicati da Bennato a Michelina De Cesare e Ninco Nanco, invece, non sono che la prova provata che il maestro partenopeo sceglie sempre di togliere dal cantone della dimenticanza imposta dal potere dominante, vicende di ribellione che dovrebbero entrare nei libri scolastici. Ché sappiam benissimo come funziona. In pratica a 150 e passa dell’Unificazione ancora cercano di convincerci che sotto Napoli regnavano solamente povertà assoluta e ignoranza estrema. Mentre al Settentrione si faceva la bella vita e i salotti intellettuali. Solo che prima dal Nord, dicono le carte, sono cominciate le migrazioni di massa. Ed è dopo l’Unità d’Italia che anche noi abbiamo preso in forze la valigia. Questo “Viaggio nella storia e nella musica del Sud” è un altro importante atto politico, oltre che “culturale”, da mettere accanto alle forme di testimonianza attiva destinate a ridarci coraggio.
venerdì 11 settembre 2015
La guerra gallica di Caio Giulio Cesare (Newton Compton). Introduzione di Enzo Mandruzzato e con la traduzione a cura di Maria Pia Vigoriti
Pochi personaggi
storici sono stati così decisivi e ricchi di fascino come Giulio Cesare. E
pochissimi così sapientemente scrittori.
Scriveva Gaston Boissier di lui:
«Quelli stessi che lo detestano di più e non possono perdonargli la rivoluzione
politica da lui fatta, quando ne leggono gli scritti si sentono presi per lui
da una compiacenza segreta». È innegabile, del resto, che l’equilibrio,
l’eleganza e lo straordinario acume storico facciano del De bello gallico e del
De bello civili (l’altra famosa opera di Cesare) due gioielli della letteratura
latina.
La guerra gallica racconta, in terza persona, con sobrietà e misura, le
vicende vissute da Cesare, allora governatore delle Gallie, tra il 58 e il 50
a.C. Questa attenta traduzione aiuta il lettore a ricercare le fonti dirette
della storia, più preziose di ogni storiografia.
Il grande romanzo di Londra di Charles Dickens. Traduzione e cura di BOZ. Data di uscita: prevista per il 1 ottobre 2015 (Mattioli 1885)
INEDITO IN ITALIA - Sketches
by Boz, Illustrative of Every-day Life and Every-day People è il primo libro
mai pubblicato da Dickens, e del tutto inedito in Italia. Si tratta di 56
schizzi che riguardano scene e personaggi di Londra, divisi, nella prima
edizione, in quattro sezioni: Our Parish, Scenes, Characters e Tales. I
materiali così raccolti erano stati pubblicati negli anni precedenti in vari
giornali e altri periodici tra il 1833 e il 1836. È un grande e lungo libro,
mai tradotto in italiano, che possiede già in nuce tutta l'energia di Dickens e
della sua opera: in queste pagine straordinarie esiste già tutto il modello
cosmologico dickensiano ancora compresso e prima del big bang, prima cioè
dell’esplosione e dello sviluppo dell'universo che Dickens espanderà poi con i suoi
grandi romanzi.
Charles Dickens (1812 -
1870) è stato uno scrittore, giornalista e reporter di viaggio britannico. Noto
tanto per le sue prove umoristiche (Il circolo Pickwick), quanto per i suoi
romanzi sociali (Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili, Canto di
Natale), è considerato uno dei più importanti romanzieri di tutti i tempi,
nonché uno dei più popolari. Nel 1848 Dickens conduce in porto il progetto di
un giornale periodico battezzato Household Words, con l'intento di mescolare la
narrativa e la polemica contro i mali del suo tempo. Il primo numero esce nel
1850.
HOPE. Una speranza per il Parkinson di Hal Newsom. Con prefazione di Enrico Montanari .Uscita prevista per il 24 settembre 2015 (Mattioli 1885)
"L’autore partendo
dalle quattro lettere della parola HOPE (speranza in italiano) delinea quattro
concetti chiave: HELP, aiuto; OPTIMISM ottimismo; PHYSICIAN, aspetto medico;
EXERCISE, esercizio. I racconti di Hal Newson su questi punti sono forti e
sinceri e aiutano alla comprensione del suo messaggio. È un vero piacere che
questo testo vengo ora tradotto e possa esser e letto anche in Italia perché
arricchisce il patrimonio culturale di conoscenza rivolto non solo alla
malattia in sé, ma alle persone che vivono ogni giorno la malattia".
Enrico Montanari -
Direttore della Unità Operativa Complessa di Neurologia dell’Ospedale di
Fidenza
Hal Newsom si è
ritirato dal mondo della pubblicità all’età di 60 anni, dopo 35 anni trascorsi
a scrivere pubblicità televisive, inserzioni su giornali e spot radiofonici. Ha
sempre condotto una vita attiva dal punto di vista fisico, fra sport agonistici
e attività all’aperto. A 66 anni gli è stato diagnosticato il morbo di Parkinson.
Sebbene rallentato dal Parkinson, non ha permesso alla malattia di intaccare il
suo entusiasmo per la vita. Oggi fa escursioni sulle montagne di Washington
(non alla stessa altitudine di prima), discesa libera (tranne le gobbe di
cammello), jogging (a passo di lumaca) e va in bici per le vie di Seattle (non
a forte velocità). Condivide le sue esperienze e opinioni con la speranza che
queste possano aiutare a dare chiarimenti e infondere coraggio ad altre persone
che si sono identificate in questo libro come Persone con il Parkinson. Hal
definisce le Persone con il Parkinson come individui che hanno trovato il modo
di vivere ogni giorno al meglio. Non gli piace il termine ‘pazienti con il
Parkinson’ perché implica che siano in attesa di trattamenti e assistenza da
parte di qualcun altro. Le Persone con il Parkinson hanno il potere di incidere
sulla propria qualità di vita. Possono aver avuto delle difficoltà fisiche ma
non permettono che queste diventino pesi insostenibili. Sono piene di vitalità,
compassionevoli, esseri umani mentalmente attivi che stanno cambiando il modo
in cui la società vede il morbo di Parkinson.
giovedì 10 settembre 2015
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