Quasi esile, ma al
punto proprio di diventare sinuosa in somiglianza del corpo stesso
dell'autrice, e a incrinature meditate ma improvvise come certi atteggiamenti
sempre dell'autrice, la lingua di Veronica Raimo in "Tutte le feste di
domani" è piana e leggera, però dotata d'accenti virtuosi che non si
fregiano comunque d'ampliamenti barocchegianti - perché si nutrono invece di
quel che rimane dalla forza dei personaggio del romanzo. Se la prima scena è
quasi banale, quando i coniugi Falsini, Flavio e Alberta, provano a lambiccarsi
su come e quanto ristrutturare il loro appartamento di borghesi precisi, puliti
e perfetti, alla stregua di scegliere la strada giusta dell'educazione per la
loro poverina e ricca figlioletta, la parte vera della storia si dota di luoghi
comuni per abbatterli uno per volta. Ché, infatti, i tradimenti da fedifraga
impenitente di lei sono macchiati da una specie d'amore che potrebbe o dovrebbe
esser antidoto, addirittura, alla solitudine. Per esempio. E contro la noia non
sono lanciate le continue provocazioni, sempre da parte della moglie Alberta,
in quanto sono garantiti discorsi seri, argomentati e rigorosi. Oltre che resi
obesi da una bella quantità di bugie che devono ingoiare e mostrare al
professore e "filosofo" Flavio. La trama parte praticamente da quando
lei, Alberta è una studentessa affascinante, povera testarda e fortemente di
sinistra, che si sta per laureare, lui un brillante e facoltoso professore di
Estetica nonché membro della commissione di laurea e collega del più vecchio
Giordano, altro futuro amante della donna. Quindi Alberta seduce Flavio. Prima
d'esser estratto da questi da una specie di comune che le stava dando
l'illusione di sperimentare libero amore in libera casa. E ad Alberta
piaceranno assai gli agi borghesi: dal vino di qualità alla possibilità di
sputare idealmente sul campo da golf dei suoceri che però agli sposi hanno
intestato case. E rivolto una discrezione lineare interrotta soltanto dalle
spiate della fidata e onestissima colf, tanto che questa dote della serva alla
padrona di casa Alberta - che giustifica e conosce il furto - da fastidio
assai. Chiaramente, di certo, per i Falsini tutto è falso. Tranne la noia della
signora Falsini. Che fortunatamente conoscerà il giovane scrittore ancora
inedito, Carsten. Americano degli Usa che riserverà sorprese non
necessariamente soprendenti. Se a Parente è proprio una certa levità ad aver
sconvolto, tanto da portare a una netta stroncatura dell'opera, siamo certi che
la leggerezza della narrazione è il vero elemento vincente del secondo romanzo
di Raimo. Altrimenti la tormentata
esistenza d'un funerale vestito da matrimonio non ci sarebbe potuta
interessare. Quindi la scorrevolezza dello stile permette di vedere il meglio
celato sotto una lunga serie di dialoghi imbellettati di mascherine e flussi di
coscienza provata dei signori protagonisti. Che sono un pezzo di mondo.