lunedì 14 marzo 2016
Feltrinelli, un'impresa oltre l'editoria. I libri, la ristorazione, la Fondazione - Cultora, Cultora
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domenica 13 marzo 2016
sabato 12 marzo 2016
venerdì 11 marzo 2016
Arriva in tutte le librerie "La vita dipinta", il felice esordio letterario di Filippo Danovi. Disponibile dal 16 marzo in libreria per Novecento Editore
IL
LIBRO - Può una vita essere raccontata attraverso i
differenti piani di lettura di un’opera pittorica? È quanto accade ad Andrea,
il protagonista, che si trova ad attraversare cinque momenti dell’esistenza,
dalla giovinezza sino alla vecchiaia, seguendo il filo conduttore ispirato da
un quadro futurista che il padre gli aveva lasciato in casa prima di separarsi.
In questo viaggio, che segue uno sviluppo non tanto diacronico quanto piuttosto
per immagini, Andrea si confronta con l’amore, con la storia dolorosa della
propria famiglia e quella dei genitori e, più tardi, con il senso di essere
padre. Attraverso la luce, le linee, il tempo, il colore e l’idea del dipinto
Andrea arriva a tracciare il bilancio finale e a ricomporre le ansie che lo
hanno accompagnato.
COME
COMINCIA - La linea scura è netta, ma così vicina da
confondersi agli occhi di Andrea. Separa il vuoto dal vuoto, lascia intuire
contorni sfumati e si annulla nel breve orizzonte che tende a celare. È una
sbarra nera di sezione circolare, lunga un paio di metri, semplice e senza
decori. L’artigiano che l’ha forgiata, battendo la lega incandescente per
eliminare le scorie, ne ha realizzata una lunga serie, ripetendo il prototipo
con incorruttibile precisione. Oggi quegli esemplari sono in fila davanti ad
Andrea come scolari impettiti in posa per la foto di classe. Qualche sbarra
manca, riposa nei sotterranei della cattedrale o nelle cantine del convento,
forgiata per scorta e poi dimenticata. Persa negli abissi del tempo, che come
scolpisce sgretola, come conserva corrode, come esibisce nasconde. È dunque per
caso che alcune di queste aste hanno oggi l’onore di un ruolo, mentre altre
sono abbandonate al più esclusivo privilegio dell’oblio. “Andrea si alza, posa
la lettera sul cuscino e si avvicina alla finestra. Gli manca il fiato. È come
se suo padre fosse lì a fianco, ma lui non riesce ancora a decifrare questa
presenza. Chiude gli occhi e inspira in profondità l’aria fredda della sera.
Poi, lasciando la finestra aperta, va a sedersi sul letto e riprende in mano i
fogli”.
L'AUTORE
- Filippo Danovi (Milano, 1968) è avvocato e professore ordinario di Diritto
processuale civile nell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Autore di
alcune monografie, tra le quali La pregiudizialità nell’arbitrato rituale,
(1999), La prova contraria (2004), Il processo di separazione e divorzio
(2015), e oltre un centinaio di saggi di Diritto processuale civile. La vita
dipinta è il suo primo romanzo.
giovedì 10 marzo 2016
mercoledì 9 marzo 2016
martedì 8 marzo 2016
Vittò. Giuseppe Vittorio Guglielmo di Romano Lupi. In libreria dal 17 marzo per Odoya
Giuseppe Vittorio
Guglielmo, detto Vittò è stato un partigiano sanremese. Il suo nome di
battaglia fu Comandante Ivano e militò durante la Resistenza nella Brigata
Felice Cascione che contribuì a liberare la parte d’Italia tra la Liguria e il
Piemonte. Un combattente dalla condotta così esemplare che ispirò il
personaggio del comandante Ferriera nel romanzo di Italo Calvino: Il sentiero
dei nidi di ragno. La vita di Vittò è stata dura e contrassegnata da un ideale:
un mondo più giusto. Comunista non ancora ventenne si arruolò nelle Brigate
Internazionali che andarono a lottare per liberare la Spagna da Francisco
Franco. Preferì quella alle guerre del Duce, “almeno si combatteva dalla parte
giusta”. La fine di quell’esperienza lo portò ai campi per detenuti politici su
territorio francese e poi alla sventurata guerra di Mussolini sul fronte greco.
Tornato in Italia fu tra coloro che “salirono in montagna” dopo il 7 Settembre
1943. Vittò era un soldato abile, un antifascista convinto e un leader
naturale. Lupi racconta come il Comandante Ivano tra le montagne seppe
compattare i gruppetti di partigiani nell’estremo ponente ligure e sviluppare
la Resistenza in armonia (per quanto possibile) con la popolazione locale. Tra
i problemi che Guglielmo seppe fronteggiare al meglio ci fu quello della
sussistenza dei combattenti partigiani: promosse una politica interna ai gruppi
di resistenti che vietava di rubare derrate ai contadini. Convinto che prendere
senza chiedere sarebbe stato controproducente, il comandante raggiunse i luoghi
di aggregazione di allevatori e contadini e chiese a viso aperto di fornire
carne ai partigiani. La gente del posto, persuasa dalle sue parole, arrivò ad
autotassarsi per mantenere viva la resistenza antifascista e antinazista! Ma la
tanto agognata liberazione non fu per Vittò tutta rose e fiori. Fu una delle
vittime più illustri del “Piano K” che, all’indomani della liberazione, punì
con il carcere i partigiani comunisti che avevano semplicemente conservato le
proprie armi. Non supportato in quella occasione (ben quattro mesi di carcere!)
dal PCI, Vittò decise di stracciare la tessera del partito e di proseguire la
propria attività politica come comunista extraparlamentare. La storia
paradigmatica e semisconosciuta di un antifascista coerente, la cui attività fu
contraddistinta per decenni dagli ideali di libertà e giustizia.
Romano Lupi, nato a
Sanremo, è giornalista pubblicista dal 2005 e scrittore. Ha al suo attivo
diverse collaborazioni con giornali e riviste culturali. Tra i suoi libri: Sanremando
tra cronaca e storia (con Franco D’Imporzano); Futbolstrojka. Il calcio
sovietico negli anni della Perestrojka (con Mario Alessandro Curletto); Il
calcio sotto le bombe. Storia del Liguria nel campionato di guerra del ’44;
Jašin. Vita di un portiere (con Mario Alessandro Curletto).
lunedì 7 marzo 2016
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