venerdì 6 novembre 2015

TopX: Top 10 YouTube Parody Channels (NEW SEASON)

Top 10 Rivalries in Video Games

THE VISIT Clip Italiana 'Pomeriggio con i nonni' (2015) - M. Night Shyam...

Adam Kadmon illustra teorie su alcune funzioni scie chimiche, Blue Beam ...

Mele bianche di Jonathan Carroll (Fazi Editore).



Vincent Ettrich ha poco tempo. È morto ma è stato riportato in vita per salvare suo figlio dalle forze del caos che vogliono evitare che nasca. Perché il figlio di Vincent, ancora solamente un feto, è destinato a essere il salvatore dell’universo. Vi sembra strano? Be', questo è solo l'inizio: benvenuti in uno dei più affascinanti e originali romanzi degli ultimi anni, dove Dio è un mosaico, Caos è un tipaccio grasso che va in giro in smoking e la Morte è una lezione di vita da cui apprendere cruciali informazioni su se stessi e sul mondo, un mondo popolato da personaggi che toccano dritto al cuore: Vincent Ettrich è un simpatico dongiovanni che ha pochi giorni a disposizione per ricordarsi la lezione imparata nell'aldilà e tramandarla al figlio perché venga mantenuto l'ordine nell'universo; Isabelle Neukor è il grande amore di Vincent, che porta in grembo il Predestinato col quale ha imparato a comunicare nei modi più imprevedibili, e Coco è il bellissimo angelo che deve guidare Vincent in questa missione ma che finirà suo malgrado per innamorarsi di lui. Tra curiose metafore e rivelazioni illuminanti, Mele bianche, il romanzo più apprezzato di Jonathan Carroll, alterna momenti di puro divertimento ad altri di agghiacciante terrore: un romanzo cult, che continua a essere considerato uno dei libri più originali del XXI secolo.

Jonathan Carroll Americano ma residente a Vienna, è considerato uno dei più originali e visionari scrittori viventi. I suoi fan vanno da Terry Gilliam a James Ellroy, da Jonathan Lethem a Niccolò Ammaniti, da Sting a Stephen King.

giovedì 5 novembre 2015

Emiliano Fittipaldi "Avarizia" - il libro e il booktrailer

AAA Cercasi Vlogger e Videocreator - Entra nel team di FILMISNOW!

Nanowar - Feudalesimo e Libertà (video + lyrics)

La ragazza sull'aquilone, di Carmen Pafundi (Altrimedia Edizioni). Intervento di Nunzio Festa


 





















Lupo Morgante, novantenne, vedovo, scorbutico, ex insegnante di matematica e già talent scout della Morgante Edizioni (libri per ragazzi, fiabe), una tranquilla mattina d’estate del 2012 scompare dalla sua casa romana; portandosi soltanto il dipinto, logo della Morgante, La ragazza sull'aquilone, realizzato dal talentuoso Ermes Volo su richiesta del fondatore delle Edizioni. Comunque con una telefonata i due figli di Lupo sono informati che l'uomo non si trova in Lucania, sua terra d’origine, ma su di un’isola della Puglia: Segezia, detta anche L’isola degli aquiloni, e che lì, il professore, conosciuto da tutti anche come "il continentale", v'abitava, sebbene saltuariamente, da più di cinquant’anni. Dei figli lo raggiunge Erminia, con la quale va meno d’accordo, perché l’ha delusa, avendo scelto d'essere un’autrice e illustratrice di fiabe; ciononostante sa come parlargli, perché ha più sofferenza nel cuore, essendo madre d'una bambina disabile, per questo abbandonata dal marito. Arrivata sull’isola, Erminia resta affascinata dalla meraviglia di Segezia e dei suoi abitanti. E soprattutto sarà sconvolta da un'altra grande verita. Siamo al terzo romanzo, per quest'autrice foggiana d'origni basilische. Sempre presso la materana Altrimedia Edizioni, infatti, Pafundi aveva esordito da "Un albero di cachi sono stata". Seguito da "Le donne della Merceria Alfani". Zeno De Blasi in Un albero era un medico geriatra che aveva trasformato il suo reparto di Geriatria in un mondo fantastico, per far star meglio i degenti. Tutto tranquillo, almeno sino all'apparire dell'Adele che con lui c'entra moltissimo. Mentre con Le donne conosciamo la storia d'una bottega di Montelucano, che si fa diretto parallelo con la saga tutta al femminile della famiglia Alfani. In ogni libro, Carmen Pafundi infila elementi di stupore associati al fumo lontano per fortuna dell'elaborazione del dolore. "La ragazza sull'aquilone" è un altro mondo fantastico, che prevede la fantasia della realtà. Il giusto sentimento che ogni romanzo deve tener dentro.

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mercoledì 4 novembre 2015

THE LAST WITCH HUNTER - L'Ultimo Cacciatore di Streghe Clip 'Il tuo temp...

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Adam Kadmon / primo incontro dal vivo con le persone che mi vogliono Bene

Mauro Germani pubblica Giorgio Gaber Il teatro del pensiero per ZONA Editrice. Intervento di Paola Scialpi

























L’autore del libro Mauro Germani si rivela come colui che è consapevole che qualcosa di importante e di prezioso può andare disperso e che deve essere necessariamente affrontato con dovizia di particolari, con attenzione minuziosa in tutte le sue fasi.Egli si trasforma in testimone attendibile di un trentennio di opere esemplari che avrebbe stregato due generazioni. Il libro non poteva iniziare in un modo migliore per farci sentire realmente la presenza di Giorgio Gaber: “ In sala si spengono le luci e lentamente si apre il sipario,mentre si odono i primi accordi di chitarra”. Chi legge, soprattutto se non è più giovanissimo, si sente realmente trasportato in teatro mentre sul palcoscenico entra un uomo dalla figura esile ed un po’ curvo : è Giorgio Gaber.Per chi ha seguito la sua carriera e chi leggerà questo libro avrà un’ulteriore conferma della forza interiore che veniva fuori da questo artista. Una forza espressiva che se pur con contraddizioni ,dubbi e ricerche introspettive rivelava un grande coraggio nella comunicazione che spesso andava al di là degli schemi e delle logiche commerciali. Insieme al pittore Sandro Luporini che collaborerà sempre con Gaber nei testi teatrali si avvieranno verso una forma espressiva denominata Teatro Canzone che darà vigore alle pause, alla gestualità ,al corpo e alle associazioni musicali.Ed è proprio il Signor G a dare inizio a questa forma di canzone- prosa.Anche il Teatro di Evocazione sarà una forma di teatro scarno ma intenso dove l’alternarsi del passato e del presente messo in scena dal protagonista rivelerà una sorta di autoanalisi e di confessione pubblica tra l’artista ed il pubblico.A volte i testi erano tanto intensi da distrarre dalla musica ma per Gaber “ la musica non è mai un ornamento, un abbellimento,una scenografia alla parola, e la parola va letta nella musica, come l’ha cantata: con il significato ambiguo, ambivalente, o perentorio che la musica le conferiva”così ha sottolineato il musicologo Lorenzo Arruga. Tutta l’opera di Gaber è stata improntata sulla ricerca continua intorno all’uomo, nel non arrendersi dinanzi a” verità confezionate” . L’uomo con le sue contraddizioni, con le varie tappe della vita a non lasciarsi trascinare, specie per un artista, dalle imposisizioni delle mode . Certo una scelta coraggiosa che implica da parte dell’uomo un impegno costante nel mettersi in discussione anche nei momenti drammatici da cui ci si vorrebbe sottrarre.

Altro tema presente nell’opera di Gaber è l’attenzione al corpo ma non come si concepisce di solito cioè nell’apparire ma un insieme di gesti, di parole, di comportamenti suoi e degli altri .In teatro il suo corpo curvo la sua gestualità coinvolgevano in modo profondo tutti i presenti che percepivano la quasi ossessione nel mettersi in gioco, nell’autoanalizzarsi ,un misto di forza e paura di possesso e di impossibilità di possesso. L’Amore , il rapporto tra uomo e donna non è mai fine a se stesso ma rivela le nostre fragilità le nostre paure le nostre miserie sempre e comunque nella più grande autenticità. A partire dal Signor G (1970-71) Gaber affronterà spesso il tema del rapporto uomo-donna facendo a volte riferimento alle ipocrisie delle famiglie medio-borghesi intrappolate in una sorte di rete morale ,di facciata e di abitudini.  Certo l’opera di Gaber ha risentito e  di conseguenza.comunicato ciò che era stato il sessantotto. Affronta temi come il potere, la democrazia, la guerra e lo fa attraverso i personaggi delle sue opere che avvertono solitudine e  incapacità di sentirsi inseriti in un mondo in cui non si riconoscono(Anni affollati 1981-82). Anche Dio per Gaber è un Dio” inconsueto” che trova la sua forza in quella dell’esistenza dell’individuo che dovrà cercare nel tempo le giuste risposte.Tutta l’opera di Gaber sembra voler scuotere le coscienze in modo violento per evitare il torpore di quel sonno continuo che impedisce ogni sfogo di rabbia, di ricerca della verità.Gli autori che Gaber predilige (Cèline,Sartre, Pasolini,Borges, Beckett,Adorno e Horkheimer) saranno per lui fonte di rielaborazione creativa e di espressione autonoma. Mauro Germani fa quindi un ritratto dalle tinte forti, con passione e trasposizione. Emerge dalle sue descrizioni un grande lavoro di ricerca che pian piano l’ha portato ad ammirare l’uomo Gaber donando a noi lettori un’immagine poco conosciuta di Gaber e forse troppo poco ricordata.

martedì 3 novembre 2015

GHOSTHUNTERS - Gli acchiappafantasmi Clip #1 'Hugo mangia popcorn' (2015...

ADAM KADMON prima INTERVISTA in assoluto (aprile 2012)

Virginia Baily - Una mattina di ottobre - booktrailer

MISTERO SUL LAGO NERO di Massimo Cassani dal 5 novembre in libreria per Laurana Editore



Che triste autunno, questo autunno, per il detective privato Mario Borri, 65 anni d’età per 165 centimetri d’altezza. La pensione è alle porte. E mentre sta provando inutilmente ad ammorbidire il magone per l’ormai imminente addio alle armi con qualche dose non troppo sparagnina di Jack Daniel’s liscio, si presenta nel suo ufficio una sventola dai capelli fulvi che gli propone un lavoretto all’apparenza facile facile. Non a Milano, però: in un paese lacustre lontano dalla sua amata città. Dove muoversi, per lui - che pare uscito da un film noir degli anni ’40 - è come camminare sulle uova. E di uova ne romperà parecchie. Ma alla fine… Fra incontri con cinghiali, guardiani, suore, vecchietti con e senza cappelli, albergatrici ex cantanti di night, baristi arcigni e carabinieri occhiuti, l’ultima avventura del detective Borri si colora di toni imprevedibili e umoristici.
Perché vale la pena di leggere Mistero sul lago nero? - Perché è un libro che straripa di strani episodi e aneddoti divertenti, senza però dimenticare l’importante tradizione che ha alle spalle – partendo da Raymond Chandler per arrivare fino al pasticciaccio di Carlo Emilio Gadda – rendendosi una sorta di emulazione consapevole. Perché nonostante la sua profonda anima umoristica, non rinuncia a quegli aspetti essenziali di un buon noir: il disvelamento del mistero segue i binari di un’indagine vera, fatta di colpi di scena credibili. Come deve essere in un puro romanzo di genere. Infine perché Massimo Cassani, al suo sesto libro, si riconferma per quello che è: uno scrittore. I dialoghi sarcastici e la prosa sferzante accompagnano splendide e precise descrizioni di un paesaggio non metropolitano, anomalo, che la realtà ci ha abituati a dimenticare.

COME COMINCIA - Un po’ di malinconia mi stava venendo, amici miei, ve lo devo confessare. Ma stavo provando ad ammorbidirla con due dita di Jack Daniel’s liscio, sorseggiate con calma, le gambe allungate sulla scrivania, lo sguardo al soffitto. Nell’intonaco annerito dal fumo di sigaretta si intrecciavano svincoli di ipnotiche e tortuose fessure scavate dal tempo. Ero solo, tolta una cimice che sgambettava sul vetro del­la finestra con addosso soltanto qualche goccia di Chanel N°5. Stavo lì senza far niente, aspettavo e basta. Ho sem­pre adorato star lì, senza far niente, aspettando e basta, ma quella volta la malinconia mi stava rovinando il mio passa­tempo preferito.
Massimo Cassani, giornalista, è nato a Cittiglio, in provincia di Varese, nel 1966 e vive a Milano da quasi trent’anni. Mistero sul lago nero è il suo sesto romanzo. Ha esordito nella narrativa con Sottotraccia (Sironi, 2008 e poi TEA, 2015), primo episodio della serie con protagonista il commissario Micuzzi, cui sono seguiti Pioggia battente (Sironi 2009, TEA, 2014), Zona Franca (TEA, 2013) e Soltanto silenzio (TEA, 2014). Per Laurana ha pubblicato nel 2010 Un po’ più lontano, dedicato ai temi della solitudine e dell’agnizione d’identità. Nel 2015 ha partecipato con un racconto autobiografico all’opera collettanea dal titolo La formazione dello scrittore (Laurana) in cui compaiono scritti, fra gli altri, di Tullio Avoledo, Raul Montanari e Alessandro Zaccuri. Dal 2010 collabora con la Bottega di narrazione, scuola di scrittura creativa condotta da Giulio Mozzi.

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lunedì 2 novembre 2015

Avengers Age of Ultron Clip 'La cosa che più temono' (2015) - in Blu-Ray...

Breve diario di frontiera di Gazmend Kapllani. Traduzione di Maurizio De Rosa. Nelle librerie dal 3 dicembre 2015 per Del Vecchio Editore



Dopo aver trascorso l’infanzia e gli anni della scuola in Albania, immaginando che le minigonne e i quiz della tv di Stato italiana fossero la realtà di ogni giorno della vita in Occidente – e fantasticando di conseguenza di poter vivereal di là del confine – la morte del dittatore Enver Hoxha finalmente consente a Gazmend Kapllani di mettere in pratica il proprio piano di fuga. Tuttavia, al suo arrivo nella Terra Promessa, non trova né procaci e disponibili fanciulle, né il caloroso benvenuto che aveva immaginato di ricevere dai suoi cugini greci. Viene, invece, sbattuto in un centro di detenzione temporaneo, situato in una piccola città di confine. Gazi e i suoi compagni immigrati cercheranno così di trovare un lavoro, cominciando a pianificare le loro vite future in Grecia e immaginando ricchezze e successi che rimangono sempre appena oltre la loro portata. Kapllani racconta con irriverenza e ironia di un’infanzia popolata di onnipresenti e paranoici delatori e di cartoni di sapone in polvere sbiancati dalla salsedine del Mare Adriatico utilizzati come feticci dell’Occidente per decorare il salotto di casa, e, intrecciando questi ricordi con il presente di migranti afflitti dalla “sindrome del confine” (uno stato mentale al pari di un’esperienza geografica), confeziona un brillante e divertente romanzo d’esordio.
L’autore è nato nel 1967 a Lushnjë, in Albania. Nel gennaio del 1991 ha attraversato il confine con la Greciaa piedi per sfuggire alla persecuzione da parte dei servizi segreti comunisti. In Grecia ha lavorato come muratore, cuoco, venditore ambulante, laureandosi successivamente presso l’università di Atene e completando un dottorato sull’immagine degli albanesi sulla stampa greca e dei greci sulla stampa albanese. Ora è uno scrittore di successo e tiene una rubrica bisettimanale su Ta Nea, il più grande quotidiano greco.

ADAM KADMON seconda INTERVISTA

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