Seneca
fu un miscuglio di idealità e di realismo. Per lui, infatti, la vita è una
ricerca incessante della verità, una verità sempre in fieri, perché noi
indaghiamo e lavoriamo, sostiene, su principi tramandatici da coloro che ci
hanno preceduto: principi non “trovati” ma “da cercare”. Per Seneca gli uomini
sono come le membra di un unico corpo: da qui derivano il sentimento
dell’uguaglianza, il rispetto per gli altri, anche per gli schiavi e persino
verso i malvagi, che in realtà sono degli “ammalati”. Tre sono i temi
fondamentali della sua opera: la miseria dell’uomo, la grandezza del saggio, il
problema della morte. Durante tutta la sua esistenza travagliata, mentre nella
realtà spesso si barcamenava tra due opposti, toccando spesso i vertici del
potere e della ricchezza e i precipizi della sfortuna politica e sociale, il
suo ideale rimase sempre quello dell’accettazione della vita come bene prezioso
ma provvisorio, unita alla consapevolezza di una fine necessaria. Solo così
l’uomo riesce in uno dei compiti più difficili: mantenere la propria libertà
interiore. Le sue opere, tutte raccolte in questo volume, studiate e apprezzate
in ogni epoca, sprigionano una forza innegabile, che avvince e commuove.
«Seneca è lo scrittore più moderno della letteratura latina», scriveva Concetto
Marchesi; il suo stile «fatto di frasi brevi, staccate, acute, luminose,
improvvise, che incalzano spesso una medesima cosa per colpirla da più lati
sino in fondo, è – fra le pagine degli scrittori latini – quello che parla a
noi il linguaggio più vivo».
sabato 5 settembre 2015
Aquarium di Marcelo Figueras (L'Asino d'Oro)
La
foto di due bambini tra le mani. Ulises è in aereo e sta attraversando il mondo
per ritrovarli. Sono Tadeo e Alicia, i suoi figli portati via dalla moglie. In
Israele, un paese devastato dalla violenza, in cui Ulises, straniero, deve
lottare per farsi comprendere. L'incontro con Irit, un'artista, cambia tutto.
Il limite linguistico che li divide è solo apparente: i due sapranno creare un
linguaggio tutto loro, fatto di sguardi, di corpo, di sensazioni. Intanto,
sempre a Tel Aviv, si dipana il filo della storia di David e Miriam.
Mi piace il bar, di Andrea G. Pinketts (Barbera). Intervento di Nunzio Festa
In
tutta onestà e con tutta la franchezza che è possibile dimostrare in questi
casi, affermiamo prima di cominciare a dirne che "Mi piace il bar",
l'ultima opera pubblicata in ordine temporale dallo scrittore milanese, nonché
"supereroe", Pinketts, fa venir voglia di bere; ma, quindi, detto
ciò, sgomberiamo il campo da ogni equivoco, perché abbiamo seguito uno dei
consigli raccolto fra i tanti disseminati un po' qua e un po' là nell'opera:
abbiamo scritto questa righe in stato di sobrietà (neppure brilli: e non
sappiamo a questo punto quanto in verità la scelta piacerà pienamente allo
scrittore e giornalista). Questo libro è un omaggio alla vita vissuata a pieno.
Luoghi, letteratura, incontri. Tra breve autobiografia, sentimentale assai va
detto, e romanzo breve. Si legge in pochissimo. Ed è un lunghissimo,
interminabile calembour. Ché Pinketts scherza infinitamente con la lingua
italiana. Rispettandola in tutta la sua importanza, tra l'altro. E lo si
comprende da subito, ovvero dalla sintetica presentazione del testo, buona a
creare il primissimo gioco di parole. Dove per spiegare l'orgine del termine
"bar", per dire, lo scrittore spiega ironicamente ma non troppo e
prendendosi per fino in giro ma con tanta attenzione: "In realtà l'unica
fonte a cui abbeverarsi è la mia. B. A. R. significa Bevitore Alcolici Regali,
perché il bar è un regno, un reame, benvenuti nella mia corte". Quindi
Andrea Pinketts, cartina dei "bar" che conosce e ha conosciuto alla
mano, oramai personaggio oltre che personalità a dir poco versatile delle
lettere italiote, propone la sua 'visione' degli anni Ottanta, Novanta e
ZeroZero. Da quando, cioé, frequentava un liceo - dal quale tra l'altro fu
cacciato - a quando fa conoscenza, quasi in contemporanea, con modelle
americane e "malavita". Più appunto la descrizione un po' più
precisa, e riportata con toni quasi d'affetto sincero e puro, dei locali che ha
scelto e viaggio per bere, approcciare, leggere, scrivere. Bar che sono stati e
sono sempre la seconda, se non proprio prima casa dello scrittore Andrea G.
Pinketts. Ma l'autore mai, almeno, ambienterebbe un intero romanzo in un bar.
Con passaggi orizzontali e verticali in diverse delle sue opere letterarie più
importanti per questo racconto ma con entrate e uscite anche fa vicende legate
alla sua attività di giornalista-investigatore. Fino al passaggio dedicato al
London di "John Barleycorn": qui rileggendo e poi 'correggendo' la
sua prefazione all'edizione UTET del 2008, ma come sappiamo esiste anche la più
recente edizione del testo, datata 2010, edita da Mattioli 1885 ("John
Barleycorn. Memorie alcoliche"), curata da Davide Sapienza - che dello
stesso autore ha lavorato pure ad altro. Non prima d'aver descritto quando
decise di far l'esperienza della partecipazione ad appuntamenti della Alcolisti
Anonimi. Il supereroe ha dato un'altra prova dei suoi superpoteri.
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venerdì 4 settembre 2015
Nove vite di Bernice Rubens (Elliot)
Donald Dorricks ha una
missione precisa: uccidere nove psicoterapeuti. Nel suo diario descrive i
dettagli di questa "crociata", la scelta casuale delle vittime, gli
appostamenti, le attese e la ritualità dei delitti, compiuti immancabilmente
con una corda di chitarra stretta intorno al collo. Senza alcun indizio o
testimone attendibile, l'ispettore Wilkins cerca di trovare il serial killer,
spostandosi da una parte all'altra del Regno Unito (e persino oltremanica) nel
corso di svariati anni. Quando alla fine Donald viene fermato, però, si
professa innocente e la moglie Verine crede nella sua buona fede: gli omicidi
sembrano solo una mostruosa cornice al loro matrimonio e ai due amatissimi
figli gemelli. Ma chi è davvero Donald e perché continua a dichiararsi non
colpevole? "Nove vite" è un thriller pieno di suspense e sottile
ironia, che con un ritmo serrato e un linguaggio diretto ed essenziale racconta
l'alienazione e i rapporti di coppia nelle loro assurde, toccanti e imprevedibili
sfumature.
La coscienza di Zeno. Ediz. Integrale di Italo Svevo (Newton Compton)
Rimasto incompreso per
lungo tempo, "La coscienza di Zeno" è il più importante romanzo di
Svevo e uno dei capolavori della letteratura italiana contemporanea. È il
resoconto di un viaggio nell'oscurità della psiche, nella quale si riflettono
complessi e vizi della società borghese dei primi del Novecento, le sue
ipocrisie, i suoi conformismi e insieme la sua nascosta, tortuosa, ambigua
voglia di vivere.
L'inettitudine ad aderire alla vita, l'eros come evasione e
trasgressione, il confine incerto tra salute e malattia divengono i temi
centrali su cui si interroga Zeno Cosini in queste pagine bellissime che
segnarono l'inizio di un modo nuovo di intendere la narrativa. Primo romanzo
"psicoanalitico" della nostra letteratura, quest'opera rivoluzionaria
seppe interpretare magistralmente le ansie, i timori e gli interrogativi più
profondi di una società in cambiamento.
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