domenica 30 agosto 2015

I Geni Manipolati di Adamo di Pietro Buffa (Uno Editori)






















IL LIBRO ATTESO DAGLI OLTRE 100.000 LETTORI DI MAURO BIGLINO- Prefazione di Mauro Biglino


Le origini della vita sulla Terra e in modo particolare dell’essere umano sono, allo stato dell’arte, argomento di discussione di due scuole di pensiero dominanti da sempre contrapposte: tenaci sostenitori dell’evoluzionismo da una parte e altrettanto irremovibili seguaci della tradizione religiosa creazionista, dall’altra. Liberato da quella chiave di lettura teologica forse mai appartenuta agli antichi autori biblici, il libro della Genesi ci racconta una storia molto diversa da quella comunemente tramandata. Una storia tutta fisica in cui la presenza dell’essere umano sulla Terra potrebbe non ripercorre i sentieri di un divino atto creazionistico né quelli di un naturale processo evolutivo ma quelli di una “terza via” che collega le nostre origini a ciò che oggi definiremmo un “interventismo biogenetico”. In questo saggio l’autore analizza il dibattuto tema cercando di compendiare in modo logico l’insieme di informazioni bibliche portate a sostegno della sopracitata ipotesi con diverse acquisizioni scientifiche a noi contemporanee, in modo da esplorare eventuali relazioni tra questi due mondi apparentemente così distanti.

Tra i principali temi trattati: Genesi - la creazione miracolistica dell’uomo è un falso teologico? Diversi elementi sembrano respingere gli scenari proposti dalla religione dogmatica in favore di qualcos’altro.

Clonazione umana - i testi antichi ne parlano?

Oltre le specie naturali - quando l’evoluzione diventa espressione di un intervento esterno.

Ingegneria genetica - dove ci porterà?

All’interno del genoma per comprendere cosa ci ha reso umani. … e molto altro ancora.

"La nostra filogenesi è stata caratterizzata da una eccezionale rapidità e da tre importanti “balzi evolutivi” sui quali la scienza ufficiale ancora si interroga. Proviamo ad introdurre ipotesi alternative a quelle comunemente veicolate." (Pietro Buffa)

Alfabeto brasileiro. 26 parole per riflettere sulla nostra e l'altrui civiltà di Angelo D'Orsi. Con un fotoreportage d'Eloisa D'Orsi (Ediesse). Intervento di Nunzio Festa



In piena onestà, a parte alla fama dell'autore d'"Alfabeto brasileiro", perché sicuramente ammiro, stimo e seguo (per quel che m'è possibile), lo storico e saggista Angelo D'Orsi, ultimo e più intransigenti degli studiosi ed esperti di Gramsci - prima di tutto -, a stimolare il vivo e sincero interessamento a questo libro è stata la lettura del "Faccia al muro" dello scrittore Cesari Battisti; ché la sua lettura, romanzata certo, ma per sempre realista e intransigente, del Brasile m'è rimasta conficcata nel petto - facendo gioco come la punta d'un uncino sul corpo impotente d'una balena. E avevo voglia di capir meglio quella terra lontana. E la lettura, possiamo subito dire, oltre che ovviamente stimolante, è stata grandemente arricchente. Il professore di Storia del pensiero politico dell’Ateneo torinese non redige l’ennesima guida che magari serva per invogliare il lettore a partire immediatamente per il Brasile, quanto, piuttosto, a invitarlo a riflettere sulla complessità brasiliana e sulle sue contraddizioni. Dagli scritti raccolti, pubblicati in precedenza a puntate e in altra forma prima sul Manifesto tra agosto e settembre del 2012, per far cosa più puntuale, abbiamo quindi estratto 12 parole a nostro modo emblematiche. Con l’intento di spiegare sinteticamente temi e importanza dell’Alfabeto. Dunque buone loro, a descrivere già loro stesse insomma, questo immenso Paese che (riprendiamo dalla prefazione dello stesso D’Orsi), “è America, ma è Africa, Europa, ma è pure la terza nazione”: “è il paese degli eccessi, il luogo degli opposti: grande e ricco, povero e desolato, sulla via della crescita e immobile, industriale e rurale”. Ma subito, prendiamoci l’A di ‘acqua’. A ragione del primo contrasto. Ché il Brasile è uno spazio illimitato sul quale si trova abbondanza d’acqua, appunto, insieme a vaste zone piene di scarsità della risorsa primaria. Però un altro problema nel problema sarà sicuramente rappresentato dalla costruenda diga di Belo Monte: che ammazzerà popolazioni e distruggerà natura. A favore dell’industrializzazione (se per Lenin era necessaria l’elettrificazione, per Lula, Dilma ecc.: serve lo sviluppo a tutti i costi, e basta). La D di ‘domingo’ racconta che in Brasile la settimana comincia dalla domenica, invece che dal lunedì. Ma il punto centrale del libro è, sicuramente, la E di ‘economia’; guardando ai piccoli successi del presidente Lula, epperò con gli occhi sconvolti dalla crescita delle disuguaglianze e del divario fra ricchi e poveri; compresa la presenza costante delle favelas agganciate ai palazzoni delle megalopoli crescenti proprio in altezza e consumismo: “In fondo alla scala del Brasile di oggi ci sono i Sem terra, i contadini non proprietari” (…). Mentre galoppa “una sorta di ‘soluzione finale’, verso gli indigeni”. Perché la H di “historia” si ripete. I perseguitati son sempre gli stessi. E di certo non basterà rifarci la vista col capitolo dedicato alla I di ‘italianos’, scritta per ricordare di tutta la componente italiana arrivata in Brasile da secoli, dal Veneto come dal Sud. A sognare, se non la P di ‘Progresso’, almeno una sopravvivenza più dignitosa che in Italia. Eppure oggi “le protezioni accordate ai ricchi, troppo spesso sono negate ai poveri. Il progresso non è uguale per tutti, neppure in Brasile”. Ci vorrebbe la Q di ‘quilombo’ o proprio la Z di ‘zumbi’. Eroe battagliero, rivolta contro il dominio. Non basta, insomma, la S di ‘samba’. Cosa che si comprende ancor meglio approfondendo la T di ‘terra’, a sua volta strettamente legata alla V di ‘violenza’. Fatto questo volo d’uccello, poi, ecco le indispensabili e fornite bibliografia e sitografia. Prima dell’altro viaggio, quello compiuto e restituitoci dalla più giovane Eloisa, che già nel 2013 aveva scattato fotografie di vita brasiliana: “Questi frammenti di un diario di viaggio sono il frutto di un lungo peregrinare quella sequenza di incommensurabili distanze che è il Brasile”, narrerà allora, con una formula impeccabile, Eloisa D’Orsi. Pur chi non si trova nelle condizioni di prenotare immediatamente un aereo per il Brasile, sappia tutto quel che, diciamo con tono un po’ aulico ma sempre serio e condizionato dalle doti del libro d’Angelo D’Orsi, è giusto sapere. Specie se s’assorbe a mo’ d’unica informazione il resoconto superficiale e irrispettoso di tanto giornalismo auto-presentatosi in veste di cronaca delle proteste scoppiate prima del Campionato Mondiale in divenire, che si disputerà in odor d’Amazzonia - martoriata dallo sviluppo incessante.

Carlo Di Litta: Conferenza Dei del Cielo scesi in Terra

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sabato 29 agosto 2015

X-Men: Giorni di un futuro passato | Trailer Internazionale | Italia

Cristiano Araújo - Caso Indefinido (Oficial)

La targa di Andrea Camilleri (Rizzoli)






















Vigata, 1940. La sera dell'11 giugno, il giorno dopo l'entrata in guerra dell'Italia salutata dal paese intero come "la vincita di una quaterna al lotto", al circolo Fascio & Famiglia ricompare d'improvviso, dopo cinque anni di confino in quanto "diffamatore sistematico del glorioso regime fascista", Michele Ragusano. 
Nessuno, com'è inevitabile, lo saluta, ma gli animi in un attimo si riscaldano e volano male parole: fin quando a don Emanuele Persico, novantaseienne tutto pelle e ossa, squadrista della primissima ora, prende letteralmente un colpo. 
Tutto perché Ragusano gli ha chiesto con tono di sfida: "Il nomi di Antonio Cannizzaro vi dice nenti?".
Qualcuno si inginocchia, avvicina l'orecchio al cuore del vecchio e sentenzia: "Morto è".
Comincia così un esilarante circo di celebrazioni postume, di opportunismi e di verità sepolte, in cui ognuno eserciterà quell'arte sottile che è propria degli italiani d'ogni epoca: l'arte del revisionismo e del compromesso.

Mitologia Aliena di Roberto La Paglia (Uno Editori)























Roberto La Paglia, affermato giornalista, ci guida in un incredibile viaggio nell’oscuro e perduto mondo della Mitologia Aliena. Quali misteri nascondono i racconti mitologici? Per quale motivo quasi tutte le tradizioni sembrano ricondurre a misteriosi esseri venuti dallo spazio con il preciso compito di istruire l’umanità? Mitologia Aliena si propone, attraverso un lungo e appassionante viaggio nella mitologia antica, di rileggere questo misterioso scenario alla luce delle moderne conoscenze, passando attraverso il racconto degli antichi miti, soffermandosi sui misteri che ancora oggi si nascondono dietro i racconti e le rappresentazioni delle varie divinità, arrivando ad ipotizzare una verità parallela che potrebbe poi non essere così fantastica come in molti ancora ritengono. Visitatori dallo spazio? Sopravvissuti di civiltà ancora più antiche e dimenticate? In un susseguirsi di informazioni, curiosità, studi e comparazioni, il risultato finale non mancherà di far nascere un ragionevole dubbio sulla vera storia del nostro pianeta, aprendo la strada ad ulteriori approfondimenti e ricerche.

Si sente? Tre discorsi su Auschwitz, di Paolo Nori (Marcos y Marcos). Intervento di Nunzio Festa



In questi giorni, almeno, si riparla d'Enzo Taddei, dell'anarchico e scrittore livornese che tra l'altro fu confinato nella mia Basilicata, a Bernalda in provincia della Matera città dei Sassi. E quella figura antica, diciamo, non può che farmi pensare a una più attuale: Nori. Il Paolo Nori che oltre a permeare sempre e continuamente il suo stile di scrittura, come potrete vedere dai suoi romanzi sopratutto ma anche dalle sue scritture/post appiccicati al suo sito personale, con l'ultimissimo "Si sente?" ricorda che esiste un solo modo di ragionare: riflettere senza farsi bollire dai luoghi comuni e dimenticandosi quotidianamente che esistono certezze a priori; figuriamoci, poi, se un Nori deve 'lavorare' per la Giornata della Memoria, lui proprio, che odia manifestazioni di questo tipo ed eventi pensati soltanto ricorrenze e basta. Ma capiamo meglio. Allora, Paolo Nori dal 2009 al 2013, per la Fondazione Fossoli, deve tenere tre discorsi nell'ambito del progetto "Un treno per Auschwitz", pensato per sensibilizzare le scuole di Fossoli, comune prossimo a Carpi dove c'era un centro di smistamento per prigionieri razziali e politici diretti ai campi di concentramento nazisti, sulla Shoah (insieme a Nori c'era pure Andrea Bajani). Quindi Nori, franco e pungente come al solito e soprattutto coerente in una lettura della realtà che sceglie solo di star dalla parte del vero, a volte similmente in questo al 'collega' Pascale Antonio, non può che pensare quanto e come spesso la Giornata della Memoria "sia fatta per ricordare a prescindere, senza porsi molte domande in merito, senza approfondire, senza sapere che cosa significhi ricordare" - tipo se si dovesse organizzare una "notte bianca" che condiziona tutti a uscire di casa obbligatoriamente. Fatta la premessa, vi chiederete perché allora il libretto di Nori esce proprio qualche giorno prima del 27 gennaio. Ma la risposta è più che semplice, ché il libro non deve esser portato alla stregua delle medagliette e delle targhe commemorative nei vari momenti pubblici. Deve aiutare il dibattito. Provarne uno perfino, magari. Impossibile infatti far finta di niente quando si deve rileggere, per esempio, che l'eugenetica, dottrina fortemente messa in pratica dal Reich, che prima di tutto era una dottrina razzista, fu formulata ben prima dell'avvento del dittatore Hitler ed era sostenuta, tra gli altri, dal sig. Winston Churchill. Tutti pronti alla segregazione degli "inadatti". Fino alle pagine magnifiche sulla strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960. Quella della nota canzone. Motivo sottotraccia sulle riflessioni dedicate ai concetti: autorità, obbedienza, vendetta. Qui, comunque, non sono proprio d’accordo che basti lo sguardo ingenuo utile per entrar correttamente nel male di Birkenau. Serve, a mio avviso, meditare accordandosi ai propri strumenti critici. Però come non aver da questa lettura in poi in mente che dai campi d’annientamento tedeschi non usciva il fumo cantato da Guccini? Perché è proprio così. La ditta incaricata dell’allestimento dei forni sosteneva che per un funzionamento perfetto, tedesco diremo, del mezzo, il fumo non dovesse escer emesso da quelle macchine di morte. Ricordando quel che siamo e/o dovremo essere, ecco: “Per noi, la storia, la storia a noi contemporanea, noi è come se abitassimo tutti in un appartamento al settimo piano che dà su uno snodo ferroviario ma ci abitiamo da tanto di quel tempo che se ci chiedono ‘Ti dà fastidio, il rumore dei treni?’ ci vien da rispondere ‘Il rumore dei treni? Che rumore? Che treni?’ Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore. E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l'orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui”. Nori il russo, autore per esempio di “Grandi ustionati” e “Si chiama Francesca, questo romanzo”, come dell’imperdibile “Mo mama. Di chi vogliamo essere govarnati”, studia noi ma parla con Charms.

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