venerdì 28 agosto 2015

Consiglio – Gli scrittori della porta accanto














Consiglio caldamente il blog Gli scrittori della porta accanto, il blog dove si trovano tantissime novità editoriali e dove chi ama il libro può trovare davvero grande soddisfazione. Il blog si struttura con un approccio sistematico alla categoria della recensione, come strumento non solo divulgativo ma anche informativo e trans/ culturale. Puntualità e rigore sono le coordinate che fondano questa attività on line. E dunque libri, booktrailer e ebook e molte molte sorprese. Si può seguire anche su facebook (https://www.facebook.com/gliscrittoridellaportaaccanto?fref=nf)


Qualcosa di Buono Trailer Ufficiale Italiano (2015) - Hilary Swank HD

Il Potere del Cervello Quantico di Italo Pentimalli e J.L. Marshall (Uno Editori)























Questo libro racconta la storia di come gli autori, partendo da una semplice intuizione e con la voglia di rispondere a domande coraggiose, riscoprono e rielaborano un'antica conoscenza che ha portato conseguenze inimmaginabili su chi ha avuto il coraggio di applicarla fino in fondo. Parliamo di una conoscenza che affonda le sue radici non solo nelle intuizioni dei più grandi pensatori eretici e controversi del passato, ma anche nelle più recenti ricerche scientifiche sull'interazione tra mente e materia. Parliamo di una conoscenza figlia di vent'anni di studi sulla mente e sulle biografie delle persone di successo di tutto il mondo. Parliamo di una conoscenza testata e sperimentata da migliaia di persone in tutta Italia, che ha avuto conseguenze ai limiti del credibile sulla loro vita, come riportano alcune testimonianze dei frequentatori del seminario dal vivo "Il Potere del Cervello Quantico". Ma soprattutto parliamo di una conoscenza che riguarda te. Una conoscenza che riguarda il tuo cervello. Esiste un quarto potere, da sempre racchiuso dentro di te: Attivarlo vuol dire accedere a un insieme di potenze intuitive che va oltre la potenza di calcolo "misurabile" del tuo cervello; attivarlo vuol dire accedere a una nuova dimensione, dove puoi muoverti nel flusso, in modo naturale, verso la realizzazione delle tue più grandi aspirazioni, accedendo a risorse a cui solo i grandi geni della storia dell'umanità hanno potuto attendere; attivarlo vuol dire "potenziare" la tua guida e voce interiore perché sia lei a guidarti con una chiarezza che non hai mai sperimentato prima. Qualcuno ha detto che la conoscenza arriva quando l'allievo è pronto a riceverla. Se questo è vero, questo libro potrebbe essere uno dei viaggi più affascinanti e rivoluzionari che ti sia mai capitato di intraprendere. Sei pronto a iniziare?

Italo Pentimalli è autore, conferenziere, speaker e fondatore di PiuChePuoi.it, la community sulla crescita è lo sviluppo personale più visitata in Italia, con oltre 2.000.000 di visitatori ogni anno, più di 100.000 fan su Facebook e una newsletter giornaliera seguita da oltre 190.000 appassionati lettori. E' stato uno dei pionieri della formazione sul web in Italia, creando un vasto seguito di appassionati dal 2004 ad oggi.

J.L. Marshall è un imprenditore, un autore e un esperto di marketing e comunicazione. Persona riservata, estremamente concreta e metodica, è “l’arma segreta” di diverse attività imprenditoriali sul web. Uomo curioso e dalla mente aperta sperimenta, spesso in prima persona, principi e tecniche avanzate di sviluppo del potenziale umano alla continua ricerca di modelli di applicazione che siano sia essenziali che universali.

Lascia che il mare entri, di Barbara Balzerani (DeriveApprodi), Intervento di Nunzio Festa



Tre donne esemplari come uno schizzo sulla parete del Novecento. Barbara Balzerani con "Lascia che il mare entri" sceglie, componendo un romanzo breve che è nuovamente e anche un quaderno di memorie personali, d'entrar meglio nella propria famiglia, compresa se se stessa, per riparlare del secolo che fu. La figura della nonna è la traccia più lontana; il primo punto di riferimento per l'analisi dell'involuzione in corso. In un "memoir" tutto politico. (Si sottolineino le immagini narrativi migliori del libro, che sono proprio quella più militanti - e pure le meno 'letteraie'). Poi la madre. Che fingeva, tra virgolette, d'aver votato la democrazia sostenuta dal proprio marito e che invece aveva sempre votato socialista. Infine la giovanissima combattente: Barbara. Che s'oppone contro tutte le guerre e ancora è contro le malefatte e le stesse ragioni di vita del capitalismo agganciato al consumismo. Barbara Balzerani subì una sconfitta. Sua madre e sua nonna anche, se pur di segno diverso. Però tutte, come noi d'altronde, a registrar la vittoria del potere. Sulla nostra pelle. Che si racconta da sola, con gli strumenti dell'imposizione date dal mercantilismo dirigente. "Storie che provano a restituire voce alle ragioni ammutolite dalla Storia scritta. Storie del tradimento di saperi, dell’inganno del progresso mercantile, del grande affare delle guerre, della rottura del patto con la vita e del prezzo per non averne difeso le condizioni. Storie di sfiduciata resistenza, di subordinate aspettative, di imprevidenza di morte per vanagloria di crescita illimitata", parole perfette. Mentre muore la Civiltà, chiaro. "Tre donne che chiudono in un circolo virtuoso le battaglie di una manciata di generazioni per mantenere il senso di sé e il legame con i fondamenti dell’esistenza". Barbara Balzerani, nuovamente, c'invita a riflettere sul quel che abbiamo sotto gli occhi.

David Donnini: Gesù Messia di Israele parte 1

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Top 10 YouTube Music Critics - TopX Ep.41

giovedì 27 agosto 2015

The Imitation Game - L'enigma di un genio Teaser Trailer Italiano (2015)...

Il Romanzo della Nazione di Maurizio Maggiani (Feltrinelli)



Siamo storie, siamo le storie a cui abbiamo appartenuto, siamo le storie che abbiamo ascoltato. E infatti Maggiani ascolta. Ascolta il fiume di voci che si leva nel canto della nazione che avremmo potuto essere e che non siamo, le voci di un popolo rifluito dentro l’immaterialità della memoria. Si insinua nelle pieghe della vita apparentemente ordinaria dei suoi personaggi e racconta. Racconta di una madre e di un padre che si spengono portando con sé, prima nella smemoratezza e poi nella morte, un mondo di certezze molto concrete: la cura delle cose, della casa, dei rapporti parentali. Rammenta la fatica giusta (e ingiusta) di procurarsi il pane e di stare appresso a sogni accesi poco più in là, nella lotta politica, nella piana assolata quando arriva la notizia della morte di Togliatti. Racconta, allestendo un maestoso teatro narrativo, della costruzione dell’Arsenale Militare: un cantiere immenso, ribollente, dove accorrono a lavorare ingegneri e manovali, medici e marinai, ergastolani e rivoluzionari, cannonieri e fonditori, inventori e profeti, cuoche e ricamatrici, per spingere avanti destini comuni, avventure comuni, speranze in comune. Racconta di come si diventa grandi e di come si fondano speranze quando le speranze sono finite. Mai si era guardato negli occhi di un padre così a fondo per domandare una sorta di muto perdono, più grande della vita. Nella mitica contea di Maurizio Maggiani ci siamo tutti, a misurare quanto siamo stati, o meno, “fondatori di nazioni”. Come facessero non lo so, ma era tutta gente che sognava mentre lavorava, e quello che avrebbero fatto con il loro lavoro era la loro utopia.

Years & Years - King (Official Video)

Men In Black 3 - Trailer ufficiale italiano

Zibaldone norvegico di Luigi Di Ruscio. Prefazione di Angelo Ferracuti. Postfazione di Mauro Francesco Minervino (Pellegrini Editore). Intervento di Nunzio Festa



















C’è un poeta nella Scandinavia norvegica. Le ultime parole del poeta Luigi Di Ruscio, nato nel 1953 in Italia e morto nel 2011 in Norvegia, aggrediscono come fecero i primi versi del scrittore-operaio. Una lunga, e a tratti volutamente ripetitiva, confessione nella prosa lirica anti-letteraria per la quale il poeta-operaio od operaio-poeta viveva. Dalla sua lingua, con la sua irriverente lingua. (solamente in questo caso, è possibile specificare in merito, Nori Paolo arriva secondo). "La mia prima raccolta del 1953, avevo 23 anni, è una raccolta delle miserie del primo dopoguerra di un vicolo di Fermo. Immaginavo che le mie poesie di quella miseria non avrebbero resistito, verranno tempi migliori quella prima raccolta sarà l'illustrazione di tempi passati e dimenticati. Il tragico è che ripubblico una buona parte di quelle poesie nel 2007, 54 anni dopo e sono ancora attuali". I temi: la scrittura e il mondo letterario, la fabbrica e la famiglia, l’opposizione intransigente al leccaculismo e al consumismo. Insomma contro il capitalismo. Ma dal privilegio dell’indigenza, dal margine non marginale d’una quasi povertà. Sicuramente tutta dignità. Da un comunista nostalgico, certo. Che fu pure nostalgico di qualcosa che i comunisti non sempre fecero: la pratica inarrestabile e affaticabile del contrasto assoluto e senza mezzi termini a ogni forma di contrattazione al ribasso e compromessi rivelatisi in definitiva solo svendita dei valori. Tanto che già quando pure parte della sinistra baciava i piedi e l’anello della potentissima Chiesa fermana al fine d’ottenere un lavoro salariato, Di Ruscio salì nella Norvegia della neve d’Oslo che lo accompagnò, con tanto di moglie Mary e figli, al pensionamento. Le parole di Minervino poste in calce al testo, sono troppo amicali per riportarle. E quelle d’apertura del “giovane” Ferracuti son troppo di parte – Angelo Ferracuti è stato tra i maggiori sostenitori del poco considerato Luigi Di Ruscio. Ma affidandoci, appunto, soltanto alle parole del poeta, scopriamo e/o riscopriamo il suo mondo. A cominciare dai contenuti che ha sempre vissuto. E dettato ai posteri. Bellissima, comunque, l’irriverenza nei confronti del sistema editoriale, comunque portata con colpi di spada, fendenti indimenticabili. Ché Di Ruscio fa i nomi. Non per irridere, appunto, quelle persone (W. Siti in primis). Perché il poeta si scaglia, con questa aggressione e usando tali critici a emblema, ai ragionamenti celati sotto il materasso della stima agli autori. E se siam sicuri che un giorno la Mondadori dedicherà uno dei suoi libro al Di Riuscio, siamo altrettanto certi di come si tratterà della seconda mancanza di rispetto. Tipo quel Sanremo odiato da Fabrizio De Andrè pronto a permettersi di celebrarlo da morto. Per tornaconti di marketing, punto. In “Zibaldone norvegico”, libro che intanto raccoglie non tutti gli scritti in versi e di prosa inediti di Luigi Di Ruscio, vediamo l’accanimento terapeutico su e per se stesso che il poeta italiano dona alla fine al proprio luogo di nascita, l’Italietta, l’ex Belpaese che segue per cronaca grazie agli abbonamenti a Corriere e Repubblica on-line. Nei passaggi meglio riusciti, per esempio, il poeta italiano e scandinavo, amante della lingua scritta (tradotta pure) che lo ospita e da riscrivere (solo pochi libri in italiano e forse sempre quelli, premesso che diversi poeti anche della sua generazione non ‘riusciva’ più a leggerli) gioca coi nomi di politici fra i quali del ducetto d’Arcore e del sommo di Bologna. Oppure sperimenta un catapultarsi in un’ossessione per il passato sorpassato, vedi il secondo Dopoguerra. Riletto e, certamente, rimembrato in quanto troppo simile, per problemi e peso specifico della gente povera, al presente dell’oltre Terzo millennio. Sempre meno del “Palmiro”, eppur la farina è la stessa. Il materiale lasciato da Di Ruscio è materia viva. Chi l’ha amato, l’amerà. Il resto farà finta.