lunedì 8 febbraio 2016

L'oro di Troia. La storia di Heinrich Schliemann e delle città sepolte dell'Antica Grecia di Robert Payne dal 26 febbraio 2016 in libreria per Odoya



Questa è la storia di un uomo che «Aveva realizzato tre fortune, visitato mezzo mondo, generato tre figli da una moglie di ghiaccio, [la russa Ekaterine] imparato dodici o tredici lingue, radunato una vasta biblioteca, eppure ora, coi capelli grigi e stanco, non sapeva che cosa fare della propria vita». Heinrich Schliemann, fortunato uomo d’affari aveva però un sogno potente: trovare i resti dell’antica civiltà raccontata nell’Iliade. Abile viaggiatore e ricchissimo affarista, Schliemann si informò sulla porzione di territorio turco che gli indizi omerici indicavano come sito della città di Troia. A differenza dei precedenti archeologi, si concentrò sulla collina di Hissarlik, in accordo con i testi di Charles Maclaren e di Frank Calvert, un inglese che fungeva da vice console americano nei Dardanelli, che gli fu complice in tutta l’impresa. L’ambizioso progetto lo vide impegnato per svariati anni, al termine dei quali raggiunse lo scopo desiderato. Sposatosi in seconde nozze con la greca Sofia, bellissima donna che lo accompagnò in tutto il periodo degli scavi, Schliemann seppe mostrarsi (“con la scaltrezza di Ulisse”) ai governi che ospitarono la sua impresa come un benefattore in cerca soltanto di fama. In realtà il giorno in cui sotto la collina (sbancata ai limiti della legalità) gli scavi rivelarono un forziere di preziosi, Schliemann mandò a casa tutti gli operai e chiese alla moglie di occultare il presunto tesoro di Priamo nel suo scialle. Grazie a questo espediente, e alla rapidità con cui Calvert trasportò «uno scudo di rame, un vaso d’argento e uno di rame, una fiasca d’oro, due tazze d’oro e una piccola tazza di una lega d’oro e d’argento; un bicchiere d’argento, 3 grandi vasi d’argento, 7 spade di rame con lama a doppio taglio, 6 lame di coltello d’argento e 13 punte di lancia, in rame.[…] 2 diademi d’oro, una benda, 4 orecchini d’oro con pendenti, 56 orecchini d’oro e 8750 anelli e bottoni» fuori dai confini turchi Schliemann sottrasse la prova tangibile, “sicura come l’oro”, del ritrovamento di Troia al governo di Costantinopoli. I testi di Heinrich Schliemann sono molto affascinanti: il suo famosissimo memoir La scoperta di Troia è uno dei testi di archeologia più frequentati. Leggendo però la ricostruzione di Payne, ricchissima di note biografiche sull’archeologo/affarista, si può fare la tara della mitizzazione insita in tutte le opere autobiografiche e in particolare dei toni eroici con i quali Schliemann si dipinse. L’impresa fu infatti sì miracolosa, ma anche ricca di forzature di mano alle autorità e ai proprietari della collina e volta al ritrovamento dell’oro più che alla semplice gloria per il ritrovamento da tramandare ai posteri.

Robert Payne (1911-1983) ha pubblicato oltre un centinaio di libri su una vasta gamma di argomenti. I critici hanno detto di lui: “La sua vasta erudizione e il suo potere magico sulle parole hanno la straordinaria capacità di catturare il lettore”. Tra le sue opere, pubblicate in varie lingue, ricordiamo le biografie di Lenin, di Ivan il Terribile e di Stalin. 

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