venerdì 18 settembre 2015

Maltempo di Mariolina Venezia (Einaudi). Intervento di Nunzio Festa



Saremo felicissimi, se avremo azzeccato una cosa: il prefetto 'Vitali' di "Maltempo", ultimo appassionante romanzo di Mariolina Venezia, porta questo nome in omaggio al narratore dal nome di battesimo 'Andrea'; perché trovo, e lo sottolineo senza retorica o falso pudore, che l'ultima opera di Venezia debba molto allo scrittore di quel ramo del lago di Bellano. Certo, l'ambientazione è ovviamente diversa. Come differente è l'approccio ai luoghi, perché Mariolina Venezia sceglie nuovamente di passare attraverso i luoghi della sua Lucania ma destinando a loro una riflessione su quel che socialmente, oltre che culturalmente (quindi sociologicamente, usando invece il metro proprio d'Andrea Vitali) dimostrano d'esser diventati. Per questa ragione la nostra cara pm Imma Tataranni oltre che impattare col le sue stesse frenesie del cuore deve aggiornare la lettura del mondo a dimaniche politicheggianti sia quando coccolate da politici e affaristi, sia nella versione immaginata, sognata, cercata di ragazze davvero tutte uguali e in corso per arrivare nelle trasmissioni televisive o, indiferentemente, al caldo approdo delle serate da bunga bunga. Piove, nonostante la primavera s'affaccia a Matera. E il tempo è senza dubbio incerto nella vita della giovanissima Miulli: siucida oppure uccisa? Nella provincia materana la pm deve poi rifare i conti con le supertizioni che provano a rimettere in pista un malocchio in realtà debellato dal consumismo fresco d'annata. E Tataranni deve capire un po' meglio come, quando e quanto gli interessi che regolano l'estrazioni del petrolio della Basilicata, la rapina di questo bene alle sue comunità, saltano dal cappelliano ristorante "Il Capretto" alle tavole di festini zeppi di nomenclatura regionale e nazionale. Forse i fantasmi veri non saranno della fascinosa Craco - margine sconfitto dall'idraulica e riconsiderato dal turismo in genere -, però fanno capolino prima nell'ufficio della pm Imma, poi nei suoi sogni e, ancora, sicuramente in ultimo, nelle strategie inventate al fine di farla davvero fessa. Epperò Imma Tataranni, grazie a buone dosi d'attenzione, fregare difficilmente si farà. Un nuovo giallo che, dove non conoscessimo i posti, ce li farebbe cercare. Un altro romanzo che parla della modernità. Descrivendola. Perché non è necessario sempre mitizzarla/demonizzarla, la modernità. E nemmanco è utile inneggiare al modernismo. Ché le donne in nero ci sono ancora, nella Lucania dei margini e della fotografia da cartolina. Insieme alla trivelle che possono spostare in avanti e indietro la natura. A loro piacimento.

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