lunedì 24 agosto 2015

La volpe meccanica di Mariolina Venezia (Bompiani). Intervento di Nunzio Festa



La voce della donna è l’immagine dell’animale idealmente in gabbia ma realmente libero. Il romanzo breve di Mariolina Venezia, “La volpe meccanica”, si differenzia, nuovamente, dagli altri dell’autrice materana. Perché la lucana Venezia sta seguendo una linea di gialli che vedono protagonista quella Imma Tataranni - già entrata nell’immaginario collettivo d’almeno un pezzo degli amanti della lettura. Ché non siamo tornati alla saga “Mille anni che sto qui”, sicuramente l’opera più riuscita di Venezia; visto che stiamo adesso in un genere che supera sicuramente quel giallo già vissuto però senza necessariamente riprendersi completamente il noir di certe scene dei racconti urbani scritti in gioventù e, pure non volendo dedicare tutta l’esperienza al noir o, tanto meno, al thriller. Ma che stiamo leggendo?: abbiamo letto una prova letteraria che parla di cosa vuole e fa una donna che a primo acchito apparirebbe soltanto vittima di se stessa, prima che delle situazioni e, dunque, dell’insoddisfazione da fallimento personale. Ecco, quindi, intanto la passione infuocata e infuocante per un uomo più giovane di lei, Andrea, fratello del marito della donna, che finalmente lascia il segno in un'esistenza “grigia, imprigionata in un matrimonio deciso a sangue freddo”. Epperò oltre la passione esiste tanto altro. Descritti i baci e tutto il resto del tradimento, la voce stessa della protagonista della storia passa ad ascoltarsi. La promozione del testo parla di “thriller dei sentimenti, all’inseguimento di una verità che trascende i fatti e diventa un’indagine esistenziale”. Andando molto vicino al senso massimo del libro. Questo noir molto leggero seleziona azioni e parole per restituirci in tutta la propria forza e, ovviamente, oltre le sue debolezze, la libertà d’una volpe meccanica che sceglie di togliersi per qualche frangente vitale dalla casa chiusa dentro la quale s’era incastrata.

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