sabato 22 agosto 2015

Calm Beach di Stefano Delacroix (I Libri di Emil). Intervento di Lino De Guido



Ho letto Calm beach. Per il lettore travolto dalla passione per la scrittura, incline alla scoperta del racconto, desideroso di navigare per approdi sconosciuti e di viaggiare senza meta precisa per il mondo ed accumulare esperienze ed amicizie nuove, e a farlo a basso costo o costo accessibile o – raramente accade - a costo zero (come in questo caso poiché ho ricevuto in dono “la creatura”) Calm beach ha rappresentato un’esplorazione, a pochi passi da casa, alla scoperta di una comunità di indolenti e languidi rivoluzionari. Sole che brucia e scirocco che si appiccica alla pelle cosparsa di salsedine. Ironia che riflette buon umore. Bonaccia, calma piatta, “rarefazione protetta”. “Tramonto fiammeggiante di luce vermiglia…al ritmo del blues”. Il tutto in armonia con una sbrindellata, approssimativa, audace e tutt’altro che superficiale, compagnia di amici - adulti dalle movenze adolescenziali – il cui “stigma” è il linguaggio universale della musica mescolato al piacere per la birra. Edito da “I Libri di EMIL”, al prezzo di copertina pari a 14 euro, Calm beach è la creatura di Stefano Delacroix. Per il lettore Calm beach ha raffigurato un allegro viaggio, comodamente seduto sul retro, a bordo della Thunderbird, alla ricerca di Calm Beach e della variegata e multiforme combriccola di “drughi”. Un girovagare ricco di peripezie, disavventure, colpi d’ala, passioni, cariche del necessario umorismo. “L’umorismo va distinto dall’ironia. Quando si fa dell’ironia si ride degli altri. Quando si fa dell’umorismo si ride con gli altri. L’ironia ingenera tensioni e conflitti. L’umorismo quando è usato nella misura giusta e nel momento giusto è il solvente per eccellenza per sgonfiare tensioni, risolvere situazioni altrimenti penose, facilitare rapporti e relazioni umane”. Cit. Allegro ma non troppo di Carlo Maria Cipolla. Un’esplorazione con alla guida Nodo e il suo bombardino. Nodo “l’insonne”; il visionario; “il pac-man divoratore di pasticche” necessarie ad alimentare il genio creativo; “il luogotenente” di generale meritevole, al servizio del Presidente, operaio allo Stabilimento - un tipo dalla barba incolta e fluente, in leggero sovrappeso - e della sua missione: conquistare la bella Minus. Nodo s’avvale della compagnia universale e immaginifica di Dizzy e Charlie bird. Insieme saltabeccano per le hall music, con lo strumento in spalla, “racchiuso nella custodia tutta scorticata e dalla cerniera arrugginita”. Sono proiettati alla scoperta di Calm beach, “la piccola Cuba” posta “sulla bocca orientale di una profonda insenatura dove si ascolta musica e si beve birra ”, “lungo la provinciale 9” che da Taranto porta a Viale del Tramonto, al Sunset Boulevard “dove si fanno le cose di sempre , nulla da dire che qualcuno non abbia già detto, nulla da fare che non sia già stato fatto”, alla ricerca di una “manipolo di irriducibili sognatori” tra i quali spiccano: Furlanut-Robespierre, tra i massimi esperti di rivoluzione francese al mondo, autonominatosi il capo supremo dei “languidi rivoluzionari”, l’inverosimile supponente; Ginger, l’amica di sempre, a cui si deve il merito per la scoperta dell’arenile. Canta in una band, si aggira con Ataru, il suo cane ed è alle prese con l’Innominabile; David Strauss e i suoi inseparabili Persol, macchinista ferroviere, l’anti-deejay, è colonna sonora del gruppo. Nicolas-san, lo scintoista col facciotto tondo e una notevole attrezzatura da masticazione. Bicio, a cui spetta il compito di ispezionare i discount per individuare la birra meno costosa. Buzz, il chitarrista e Sput, Iaia e il Cinese che appartiene alla combriccola del Fiore che conta tra le sue fila, Robert U’russ, Maria Ada e Giovanni Kawasaki. Insieme agli altri sono il soul del Calm beach. (N.B.: provinciale a me cara per i 12/13 km da podista che effettuo alla Domenica mattina e per il costume di andare al mare in bici - non posseggo altri mezzi- sull’altro versante di Capo San Vito, quello che corrisponde al Porticciolo, poiché preferisco l’acqua alta all’arenile). Leggere Calm beach è fare un bagno in uno specchio di mare in cui una comunità di persone affiora e riflette. La cifra è data dall’amicizia sincera che attraversa una banda d’amici – “diversamente intelligenti” – abili e scanzonati, appassionati e sciroccati, che ondeggiano al ritmo incalzante della fantasia mista a realtà della tastiera di Stefano Delacroix. Un racconto dalle tonalità lievi, dal portamento elegante, dal sapore piccante, segnato da uno stile gradevole e ricercato. Il libro di Stefano Delacroix ha suscitato nell’animo dell’erratico lettore, uno stato d’animo lieve, leggero, “in quiete”, scanzonato, soave. 206 pagine di buon umore. Merce rara. Fattura pregevole. Calm beach è un inno alla musica e alle sonorità contaminate che hanno fatto la sua storia. Calm beach è la foto “senga 2015”. La lettura corre veloce. Il tempo è quello giusto. La temperatura corporea coincide con il soul del racconto. La curiosità e la voglia di conoscere la misura e i movimenti che svelano la natura dei personaggi, necessità della doverosa sosta per far ricorso all’abbecedario allo scopo di ricercare il significato della parola e chiedere aiuto al motore di ricerca per scoprire le sterminate fonti a cui si è abbeverato l’autore. La vastità dei riferimenti a cui ricorre l’autore, senza scivolare nel blando “citazionismo” e rompersi il collo nello più spurio nozionismo, richiede lettura particolarmente accorta. Agli occhi attenti del lettore nulla risulta superficiale, banale, melenso, struggente. Il romanzo mi ha riportato alle atmosfere del Grande Lebowski, alla follia di Trainspotting e alle storie de I Commitmens, che riaffiorano alla mente girando la pagina e proseguendo la lettura. Le figure c.d. “minori” esercitano un vero e proprio fascino sul lettore. Il sig. Albino è il primo di questi. Il dispensatore di sogni piccoli per i poveri in canna. Esercita la riffa sulla spiaggia. Tre biglietti al costo di 1 euro, venti è la posta in palio per il numero estratto. Un istituzione che vive li dove è accampata una comunità di persone. In particolare nei quartieri popolari e periferici. La versione aggiornata di MarcPodd che vendeva il sogno attraverso la busta. Il secondo personaggio è l’integerrima Caterina, “il cavallo di Troia” che contribuirà a svelare l’imponderabile mistero del libriccino nero del Furlanut. E poi c’è la signora Rufelli, la vedova. Quando la stagione sarà finita – e spero che duri il più a lungo possibile – e la luce si ritrarrà per far posto al buio, seduto sul divano, dopo cena, in lotta perenne contro il sopraggiungere dei primi freddi, sono certo che verranno a citofonarmi Bicio, deejay Strauss, il Presidente con Minus, Furlanut, Nicolas-san, Ginger e gli altri, per dirmi: scendi, siamo sotto casa tua, in piazzetta San Francesco. Guarda c’è anche Nodo in preda a visioni nuove, scendi, beviamo una birra, fumiamo un toscanello e chiacchieriamo, per alimentare i nostri sogni.

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